Ma 12 nuovi tipi di nuvole sono state incluse nell’edizione 2017 dell’Atlante Internazionale delle Nuvole.
Si tratta di una novità importante, dal momento che erano tre decenni che il testo non veniva aggiornato. L’ultima revisione, infatti, risale al 1987.
Pubblicato per la prima volta nel XIX secolo
L’Atlante Internazionale delle Nuvole è stato dato alle stampe per la prima volta nel 1896 con lo scopo di fornire un valido supporto ai meteorologi. Già in quell’edizione erano presenti 28 tavole stampate a colori riprese da fotografie che, per i libri dell’epoca, rappresentavano una vera e propria novità.
Nel corso dei decenni l’Atlante ha continuato ad essere aggiornato. L’ultimo consistente intervento risale al 1975: in questa edizione – per la prima volta – compariva la descrizione dei fenomeni ripresi dall’alto, vale a dire come si vedono dalla prospettiva di un aereo che li sorvola.
Ecco le nuove nuvole
L’edizione del nuovo millennio del celebre testo, realizzata anche in formato digitale, ha introdotto 12 nuovi fenomeni nuvolosi, tra i quali compare anche una nuova specie.
Infatti, per le nuvole viene utilizzato un sistema di classificazione che ricorda quello impiegato per animali e piante e che prevede un genere di appartenenza (cirro, cirrocumulo, cirrostrato, altocumulo, altostrato, stratocumulo, strato, nembostrato, cumulo e cumulonembo) e in alcuni casi anche una specie – che ne individua forma e struttura –, una varietà – che ne determina trasparenza e disposizione –, e una serie di caratteristiche aggiuntive.
Una nuova specie
La nuova specie di nuvola inserita nell’Atlante si chiama Volutus ed è una formazione rara che si presenta come un immenso rullo parallelo al suolo che può interessare gli stratocumuli e talvolta gli altocumuli.
Cinque nuove caratteristiche aggiuntive
Nel testo compaiono anche cinque nuove caratteristiche che servono a descrivere con più precisione alcuni fenomeni. Troviamo così le Cavum, che si manifestano con la comparsa di ampie forature circolari negli altocumuli, cirrocumuli e, talvolta, negli stratocumuli; le Murus, ovvero imponenti “muri di nuvole” alla base delle celle temporalesche; le Cauda che conferiscono ai cumulonembi una sorta di coda; le Fluctus, che hanno l’aspetto di vere e proprie onde con tanto di frangente e che interessano cirri, altocumuli, stratocumuli, strati e cumuli; le Asperitas, nuvole fluttuanti che ricordano il moto ondoso e che possono verificarsi negli stratocumuli e negli altocumuli.
Tra le novità anche un nuovo tipo di nuvola “accessoria” detta Flumen, vale a dire un tipo di formazione allungata che si riscontra ai margini delle cellule temporalesche più forti.
Nuvole speciali
Inoltre, alcuni fenomeni particolari sono stati riconosciuti ufficialmente dall’Organizzazione meteorologica mondiale ed è stato assegnato loro un nome specifico: si tratta di Cataractagenitus, una nuvola generata dall’acqua nebulizzata di una cascata; Flammagenitus, vale a dire le nuvole formate da eruzioni vulcaniche o incendi; le Homogenitus, ovvero le nuvole provocate dalle attività umane come gli scarichi industriali o le scie degli aerei; le Homomutatus, ovvero la mutazione nel tempo delle precedenti;
e le Silvagenitus, le nuvole associate all’evaporazione delle foreste, soprattutto pluviali.
Asperitas, segnalate dai cittadini
Tra tutte le new entry, quella delle Asperitas è probabilmente la più interessante. Il loro moto simile a un mare agitato visto da sotto la superficie, è un autentico spettacolo della natura. Queste nuvole – i cui colori hanno la tavolozza dei grigi – sono state segnalate da un gruppo di cittadini. «Le abbiamo notate per la prima volta nel 2006, nei cieli sopra allo stato dello Iowa – ha spiegato alla BBC Gavin Pretor-Pinner, presidente della Cloud Appreciation Society –. Ai tempi le speranze che questo fenomeno potesse venire riconosciuto dalla comunità scientifica erano minime».
E, invece, le Asperitas sono entrate a pieno titolo nel testo più importante sulle nuvole, segno che – proprio come le formazioni in cielo – anche la scienza muta.
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