L’idea, molto ambiziosa, è nata poco meno di due anni fa, nel settembre 2019, quando un gruppo di esperti internazionali in ecologia del movimento animale, riuniti presso la Fondazione Edmund Mach, ha pensato di documentare le vie di migrazione dei grandi erbivori terrestri, gli ungulati, costituendo un atlante mondiale della migrazioni.
Oggi, l’Iniziativa Globale per le Migrazioni degli Ungulati (GIUM, Global Inititiave for Ungulate Migration), presentata dalla prestigiosa rivista Science, non solo è firmata da quasi un centinaio di studiosi e biologi della conservazione da tutto il mondo, ma ha avuto anche la partnership ufficiale della Convenzione per la Conservazione delle Specie Migratorie della Fauna (CMS) delle Nazioni Unite.
Uno strumento fondamentale
Nel documento pubblicato da Science si citano spostamenti strabilianti di centinaia di chilometri, come quelli della gazzella della Mongolia o della saiga in Asia, della gazzella di Thompson e degli gnù in Africa, o delle renne e caribou nell’Artico, che sono però interrotti e limitati da arterie stradali di nuova costruzione, da impianti estrattivi, o da recinzioni di confine.
La disponibilità di un Atlante mondiale delle migrazioni degli ungulati potrà fornire a scienziati e decisori uno strumento fondamentale per identificare le aree e i corridoi di passaggio degli animali e adottare le soluzioni necessarie a preservare il loro comportamento: dalla costruzione di “ponti verdi” sulle grandi vie di comunicazione all’apertura di recinzioni durante il periodo migratorio, alla connessione di diverse aree di protezione con “corridoi verdi”.
La situazione europea
Anche nell’Europa continentale, primo continente ad aver trasformato profondamente il proprio territorio, ci sono migrazioni notevoli.
Come quella del cervo rosso, capace di spostamenti di molte decine di chilometri in pochi giorni, come nel Parco dello Stelvio. Spesso però diventa residente e localmente sovrappopolato, a causa della frammentazione degli ambienti.
In Italia, la realizzazione di un Atlante mondiale delle migrazioni degli ungulati è oggi la priorita della Fondazione Edmund Mach, che ha cominciato a sviluppare una struttura digitale per ricevere, elaborare e pubblicare i dati di spostamento ottenuti da collari GPS e, quando questi ultimi non vengono ancora utilizzati, dalle conoscenze di esperti locali. Perché, come spiega Matt Kauffman dell’Università del Wyoming: «Gli ungulati rivestono un ruolo ecosistemico fondamentale. Contrastare il rischio che le loro migrazioni scompaiano a causa dell’impatto umano è la motivazione centrale della nostra iniziativa».
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