Il 50% della popolazione dell’India dipende dall’agricoltura. E non si tratta di cifre di poco conto, dal momento che il Paese è il più popoloso del Pianeta e, secondo le ultime stime, conta 1 miliardo e 300mila abitanti.
Facile, dunque, immaginare l’immenso effetto domino che un raccolto nefasto potrebbe generare.
Ora, però, emerge anche un altro lato oscuro: secondo i dati del ministero dell’agricoltura il tasso dei suicidi tra i lavoratori della terra sarebbe in costante crescita. E sarebbe legato a doppio filo con l’innalzamento delle temperature.
Suicidi che aumentano con la temperatura
Nel 2016 sono stati 11.458 i casi accertati di suicidi commessi tra gli agricoltori. Nel 2015 la cifra è stata ancora più alta: 12.602 morti, tutte legate da un unico fattore, la scarsità dei raccolti provocata dall’innalzamento delle temperature e dalle scarse precipitazioni.
Anche l’Università californiana di Berkeley, in una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Pnas, ha preso in analisi il fenomeno, arrivando a ipotizzare che il numero di suicidi commesso nelle ultime tre decadi possa essere addirittura di 60mila e che sarebbe direttamente influenzato dall’innalzamento della colonnina di mercurio.
Tra debiti e risarcimenti
Le cifre mostrano che la maggior parte dei contadini che hanno compiuto il gesto estremo erano piccoli proprietari terrieri con appezzamenti di meno di 2 ettari.
Tra le cause alla base dei suicidi ci sono gli alti debiti contratti e impossibili da pagare a causa dei magri raccolti. Tanto che, molto spesso, i contadini che decidono di togliersi la vita lo farebbero per la famiglia: in caso di morte, infatti, il governo stanzia risarcimenti alle famiglie colpite dal lutto. Soldi che vengono utilizzati per saldare i debiti, innescando un pericoloso circolo vizioso.
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