L’Italia è il terzo esportatore mondiale (legale) di avorio lavorato, preceduta nella poco lusinghiera classifica solo da Stati Uniti e Gran Bretagna; i numeri indicano un business che non conosce crisi: secondo le stime della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (Cites), elaborati dalla Ong Environmental Investigation Agency (Eia), tra il 2000 e il 2015 l’Italia ha esportato 8.627 oggetti in avorio, piazzandosi dietro ai britannici (36.135) e agli statunitensi (9.824).
In base alle leggi internazionali, si possono commerciare legalmente l’avorio munito di certificato importato prima del 1976, anno di entrata in vigore delle norme Cites a protezione degli elefanti, e gli oggetti d’antiquariato lavorati prima del 1947.
Il rischio del riciclaggio
Il problema è che questo commercio, anche se formalmente legale, fa da volano alla richiesta di avorio in Paesi come la Cina e costituisce anche un bacino di riciclaggio per l’avorio illegale.
Se Paesi come Francia e Cina – uno dei maggiori acquirenti di oro bianco – hanno già chiuso le tratte, il nostro Paese rimane il crocevia del commercio illegale. «Per questo chiediamo che il Ministro dell’Ambiente Italiano, Sergio Costa, stabilisca un bando totale del commercio d’avorio in Italia – spiega l’International Fund for Animal Welfare (IWAF) -. Chiediamo, inoltre, allo Stato del Vaticano di aiutarci a contrastare il commercio d’avorio, come dichiarato da Papa Francesco, formalizzando un bando nel proprio territorio, come forte segnale per tutto il mondo».
Ucciso un elefante ogni 26 minuti
Ogni ora, due elefanti vengono uccisi per le loro zanne. Una mattanza che sta portando la specie sull’orlo dell’estinzione. Secondi i dati del WWF, la Tanzania, uno degli statati africani maggiormente colpiti dalla piaga del bracconaggio, ha perso il 60% dei suoi elefanti in soli cinque anni, con un crollo della popolazione da 109.000 nel 2009 a soli 43.000 nel 2014.
15 anni alla trafficante cinese
Ma proprio dallo stato africano arrivano segnali incoraggianti nella lotta al commercio di avorio: la Corte della Tanzania ha emesso una storica sentenza contro Yang Feng Glan, cittadina cinese accusata di aver trafficato in 14 anni ben 860 zanne d’avorio per un totale di quasi 1,9 tonnellate, che è stata condannata a 15 anni di carcere.
La donna era considerata la “regina d’avorio” per il suo ruolo nel contrabbando di avorio dalla Tanzania agli acquirenti internazionali che rifornivano i consumatori in Asia.
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