Prosegue la nostra chiacchierata con il Capitano David Wiliams, presidente della Deafwhale Society, la più antica associazione al mondo per la difesa dei cetacei, sull’esistenza di una correlazione tra gli spiaggiamenti delle balene e i maremoti.
A.G. Quindi l’associazione è nata dalla tua personale passione per le balene e dal desiderio di cercare una spiegazione al mistero dei loro spiaggiamenti, ma oggi è finalizzata soprattutto al tentativo di trovare riscontro alla teoria secondo la quale i cetacei sarebbero in grado di percepire e quindi prevedere l’avvento dei terremoti sottomarini. Mi sembra che tutto ciò però abbia aperto ad un certo punto insospettate prospettive. È così?
D.W. «Sì, la teoria non solo spiega il motivo di molti spiaggiamenti, ma ha aperto nuovi e inaspettati scenari, tanto da diventare in realtà potenzialmente molto utile per gli esseri umani: essa infatti consentirebbe di utilizzare i cetacei come profeti sismici, in grado cioè di avvisarci per tempo quando si sta per scatenare un evento sismico».
«Abbiamo infatti notato che, stranamente, sarebbero soprattutto gli eventi sismici meno violenti a infastidire e disorientare i cetacei, mentre quelli sopra il sesto grado di magnitudine (scala Ritcher) di rado li feriscono, in quanto verrebbero avvertiti da essi in anticipo. Questa strana e apparentemente contraddittoria scoperta in realtà è molto interessante perché è nei mari che avviene la maggior parte dei terremoti che, come noto, sono gli eventi naturali più catastrofici in generale. E nei mari l’attività sismica è circa 10 volte maggiore che sulla terraferma. Ovvero nel ‘cortile di casa’ dei cetacei. Eppure tutti gli studiosi che si sono interessati agli animali come profeti sismici, quasi mai hanno indagato per questo scopo le specie marine e i cetacei in particolare. Invece, se esiste sul nostro pianeta una qualche creatura che può insegnarci come prevedere l’avvento di un grande sconvolgimento sismico, è molto più probabile che questo sia un animale acquatico che si è evoluto per milioni di anni nei nostri mari e oceani, tanto da resistere appunto agli effetti dei sismi più devastanti».
A.G. Evidentemente i Cetacei hanno trovato un modo per difendersi dalle onde d’urto dei terremoti.
D.W. «Infatti secondo la mia esperienza balene e delfini non solo sembrano avvertire per tempo (anche 2-3 settimane prima) l’arrivo di grandi eventi sismici, ma sono anche in grado di compensare l’aria nella loro scatola cranica, in modo da ammortizzare le fortissime onde di pressione sottomarine generate da terremoti e maremoti. In caso contrario non sarebbero riusciti a vivere per oltre 50 milioni di anni negli oceani. Al contrario gli eventi catastrofici naturali <6 magnitudo non rilasciano sempre precursori rilevabili. I nostri dati mostrano che gli eventi tra <6 e> 4.5 sono molto più pericolosi per i cetacei di eventi più grandi, perché le eruzioni più piccole colgono le balene di sorpresa. Infine, le oscillazioni <4,5 raramente causano lesioni, perché le balene di solito possono controbilanciare fisiologicamente i cambiamenti nella pressione ambientale di questi eventi minori».
A.G. Avete raccolto evidenze scientifiche in tal senso?
D.W. «Ci sono ormai molte prove e tanti aneddoti, oltre che il semplice buon senso deduttivo, da parte di vari addetti ai lavori che suggeriscono che le grandi balene possono individuare per tempo i segnali dei terremoti marini e prepararsi di conseguenza! Per esempio non vi fu nessuna indicazione di danni alle numerose balene presenti ‘a portata di orecchio’ nel 2011 presso Honshu, nel Nord del Giappone, durante un violento terremoto che colpì quei fondali. Si erano già spostate prima del sisma? In ogni caso sarebbe bastato semplicemente che rimanessero in superficie nelle zone “di ombra acustica”, con la testa leggermente sollevata fuori dall’acqua appena avessero avvertito l’arrivo delle onde di pressione.
«La mia stessa associazione ha monitorato per anni numerose aree riproduttive e di parto di varie specie di Misticeti in tutto il mondo. Abbiamo scoperto che i loro vivai sono completamente privi di moderata attività sismica. Le balene sembrerebbero conoscere le zone sicure antisismiche e la loro posizione deve essere stata trasmessa da madre a figlia da almeno 35 milioni di anni!».
A.G. Come mai questo aspetto in genere non è mai stato considerato dagli scienziati che studiano i cetacei?
D.W. «Gli scienziati che studiano i cetacei non hanno mai fatto questa connessione perché fingono di credere che gli sconvolgimenti naturali del fondo marino non danneggiano mai le balene. Tuttavia, altri studiosi (non necessariamente biologi) la pensano in modo diverso. Ad esempio il professor Peter Wille (l’ex capo del Centro di ricerca sottomarino della NATO) ha scritto in un suo libro che l’ambiente marino è disturbato da un “rumble” (rumore di fondo) causato da circa 7.000 eventi di movimenti geodinamici che avvengono in media ogni anno in tutto il mondo, ciascuno pari al rumore causato dall’esplosione un migliaio di tonnellate di TNT. Se l’evoluzione ha consentito lo sviluppo di popolazioni di mammiferi marini, vi devono pertanto essere fenomeni di adattamento a tutto ciò».
«Ciò che mi sconvolge è che un migliaio di tonnellate di tritolo è quasi uguale alla bomba atomica che distrusse Hiroshima nel 1945. Le balene potrebbero prosperare per 55 milioni di anni con 7.000 bombe di Hiroshima che esplodono vicino a loro ogni anno se non fossero in grado di rilevare questo evento in anticipo !?”.
«Eppure gli scienziati che studiano i terremoti e la Marina degli Stati Uniti non parlano di queste cose e nascondono la verità. In molti mi hanno dato del pazzo, ma il nostro compito è denunciare l’occultamento di queste informazioni e costringere i governi a studiare il problema. Potremmo usare queste conoscenze per salvare milioni di vite umane e prevenire miliardi di dollari di danni».
A.G. Posso immaginare gli imbarazzi di certi ambienti, soprattutto militari, nell’affrontare queste questioni, visto che proprio gli esperimenti sottomarini a scopo bellico sono una delle possibili cause, almeno ipotetiche, di disturbo ai cetacei. Tuttavia le implicazioni della tua ipotesi, se fosse provata, sarebbero di grande utilità per tutta l’Umanità e meriterebbero quanto meno un approfondimento.
D.W.«La bellezza del progetto di cui stiamo parlando è infatti proprio quella che esso è una specie di strada a doppio senso: le balene ci possono aiutare a comprendere come prevedere i terremoti e noi possiamo salvare loro. Pensateci. Due diversi mammiferi, uno che vive sulla terra, l’altro che vive negli oceani del mondo che lavorano insieme per salvarsi l’un l’altro!».
«Il mio gruppo, la Deafwhale Society, non ha mai accettato un centesimo in donazioni da nessuno ma ora ho un progetto per il quale posso chiedere aiuto con orgoglio. So che le balene possono insegnarci a predire terremoti superiori alla magnitudo 6.5 almeno 21 giorni prima. Se potessimo ricevere un preavviso anche solo di una settimana, potremmo salvare milioni di vite. Oggi avremmo bisogno soprattutto di volontari per aiutarci a trovare le informazioni di cui abbiamo bisogno su Internet o nella tua biblioteca locale. Abbiamo anche bisogno di persone che leggano e comprendano le ricerche in altre lingue. Sicuramente ci sono migliaia di articoli utili su vecchie riviste o in biblioteche in tutto il mondo. Non tutto è su internet. Sarebbe un progetto divertente e utile: come andare alla ricerca in una sorta di appassionante (ed utile) caccia al tesoro».
A.G. Che dire David: grazie per aver fatto conoscere al pubblico italiano le tue interessanti teorie e buona fortuna per i tuoi ulteriori studi. Spero che tra i nostri lettori possa esserci qualcuno disposto ad aiutarti nelle tue ricerche.
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