L’occasione fa l’uomo ladro, così ci sono caduto anch’io.
Nel negozio in cui da anni acquisto le mie biciclette, fa bella mostra di se una rossa fiammeggiante bici da corsa della tipologia aero (dinamica). Accattivante e aggressiva da morire.
In realtà si tratta di una bici usata d’occasione. Ci penso su una notte, poi decido di provarla. Il titolare del negozio, che ben mi conosce, quale ottimo cliente, non ha nessuna remora a caricarla sulla mia auto per mettermela a disposizione per qualche giorno.
Non vedo l’ora di cavalcare tutto questo ben di Dio, così appagante almeno dal lato estetico, ma convinto che difficilmente potrà essere più performante della mia leggerissima bicicletta da corsa tradizionale e agile, da salita.
Non ho nessun dubbio sul fatto che in un veicolo a motore, costretto ad avere una discreta sezione frontale, la cura aerodinamica sia fondamentale per raggiungere certe velocità. Ma, trattandosi di una bicicletta, oggetto comunque sottile e leggero, in cui la massa ingombrante sono io che le siedo sopra, mi sembra inverosimile possa sussistere una differenza tangibile tra un modello da corsa tradizionale e un modello aero.
Tutto ciò ovviamente riferito al pedalare in piano.
La prova su strada
Una deliziosa mattina, dell’ormai dimenticato, caldo e soleggiato mese di ottobre carico in macchina la mia fida bicicletta nera leggera e affusolata e la sfrontata e rossa bici aero per provarle in comparativa.
Nulla di meglio che metterle alla frusta sulla ciclabile del Naviglio che collega Abbiategrasso a Bereguardo: asfalto liscio e nero, rifatto da poco, scarsissimo transito di persone a ostacolare i miei empirici esperimenti.
Parto con la mia bici, in modo da avere ancora più chiaro, in mente e sotto al sedere, le sensazioni che mi trasmette. Percorro alcuni chilometri avanti e indietro, poi cambio cavalcatura.
Mi accorgo immediatamente che la bicicletta aero, messa a misura sulle mie dimensioni, è troppo bassa. Alzo il sellino al massimo e parto alla conquista dell’iperspazio.
Il buon senso mi suggerisce di essere molto critico nei confronti del nuovo mezzo, è una spesa inutile, come è inutile avere due biciclette, se non hai un figlio, una moglie o un amico con cui condividerle.
I pro e i contro
Purtroppo, devo ammettere che, percorsi i primi metri, la sensazione in sella è molto stimolante: questo oggetto viaggia preciso e sicuro tanto da sembrare un treno sui binari. Una bici da corsa è comunque un veicolo estremamente essenziale e sportivo, ma questa ti comunica il sapore della velocità anche a 20 chilometri all’ora!
Dovrebbe essere più rigida della mia, ma un prezioso snodo posto sul trave centrale del telaio, svolge perfettamente il suo compito assorbendo parte delle rugosità dell’asfalto, trasmettendo meno vibrazioni e colpi al mio delicato fondoschiena.
Mentre la mia mente in subbuglio analizza queste sensazioni, e il mio portafoglio comincia ad agitarsi mosso dal sospetto che presto potrebbe essere profanato, mi sfreccia di fianco una bionda fanciulla in sella a una cattivissima bici da triathlon. Il tempo di decidere che la utilizzerò come mio banco di prova e mi ha già rifilato almeno 200 metri di distanza.
Se è vero che l’attrezzo che ho in prestito è un razzo, proverò a raggiungerla. Mi metto di buona lena, poggio le mani sui corni bassi del manubrio, (anche questo rastremato e aerodinamico, stile testa di uno squalo martello) e comincio a spingere forte, il razzo mi asseconda filando via dritto come una freccia e in effetti la distanza dalla mia improvvisata musa inizia a ridursi. Non avendo un contachilometri, non so a quanto sto filando. Ma l’esperienza mi suggerisce che non vado per niente piano, infatti la raggiungo e mi accodo.
Poi, cercando di non sembrare un vecchio e fastidioso tacchino, mi affianco, le spiego la mia situazione di occasionale collaudatore e le chiedo a quanto sta viaggiando.
La bella e giovane atleta sta correndo a 36 km all’ora, siamo controvento, ma non faccio una gran fatica a stare al suo passo. Lei conosce il modello di bicicletta che sto usando, mi consiglia di non pensarci troppo su e di comprarla.
Dopo qualche chilometro di corsa con chiacchiere tecniche sui cerchi in carbonio col bordo alto e le gare di Triathlon, la bella ciclista mi saluta e torna indietro, mentre io proseguo verso Pavia.
Dalla mia tasca esce un urlo disperato, viene dal mio portafoglio ormai agonizzante.
La rossa cavalcatura, ovviamente l’ho comprata, la uso soltanto per le mie adorate scorribande in pianura, ma devo ammettere che mi permette di viaggiare senza sforzi eccessivi, a 2/3 km all’ora più forte che con la mia classica e fedele bicicletta. Se le capita di dover affrontare una salita, non mi mette certo in particolare difficoltà per lo sforzo. Anche in caso di vento trasversale incede sicura fendendo l’aria come una lama.
Smaliziato dall’esperienza accumulata in tanti anni di vita, non mi faccio ammaliare dalle novità tecniche che spesso ritengo pure trovate di marketing, ma in questo caso sono felice di aver ben allocato i miei soldi.
In conclusione, a un ciclista che prevede di percorrere tanti chilometri di pianura consiglio vivamente di provare una bicicletta aero!
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com