Nella sua auto – chiusi in scatoloni – erano stipati 320 uccelli: tordi e cesene appena sottratti a nidi e pronti per essere rivenduti come richiami vivi per la caccia.
L’uomo fermato a Rezzato, in provincia di Brescia, rischia ora la sospensione della licenza di caccia per 10 anni.
L’illecito è stato scoperto da una pattuglia dei Carabinieri forestali. «La detenzione di quegli animali comporta, infatti, il reato di furto venatorio, per cui è scatto l’arresto immediato dell’individuo, oltre che il sequestro degli uccelli evidentemente destinati al mercato illegale per essere venduti come richiami» spiega la Lav.
Ciascun animale poteva valere 150 Euro
Alla prima udienza del procedimento è emerso, però, che l’uomo fermato dai Carabinieri è un cacciatore dotato di regolare licenza.
«Motivo per cui il suo difensore ha domandato di poter accedere all’oblazione, vale a dire una procedura che garantisce la cancellazione del reato a fronte del pagamento di una semplice sanzione pecuniaria pari a 517 Euro – aggiunge l’associazione –. Questo, però, sarebbe un vero e proprio schiaffo alle norme poste a tutela degli animali selvatici e, soprattutto, l’evidenza che per i cacciatori lucrare sugli uccelli rubati dai loro nidi, comporta rischi estremamente limitati, se si pensa che ciascuno di quelli sequestrati poteva rendere fino a 150 Euro».
Rischia di vedersi sospesa la licenza
L’intervento nel procedimento giudiziario da parte dell’associazione potrebbe però portare a un precedente importante.
«Adesso il cacciatore si trova a essere imputato del reato di uccellagione, per il quale rischia di non poter più richiedere la licenza di caccia per i prossimi dieci anni – conclude la Lav –. Si tratta di un importante risultato giudiziario e chiediamo che il Tribunale di Brescia applichi il massimo della pena per questi gravi reati contro la fauna selvatica. Sentiamo troppo spesso affermare che i cacciatori non hanno nulla a che vedere con i bracconieri, ma evidenze come questa secondo noi confermano in modo inequivocabile che per combattere efficacemente il bracconaggio, con il suo impatto non solo sugli animali selvatici ma anche sui delicati equilibri ambientali, come prima cosa è necessario abolire la caccia».
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