Secondo l’ultimo Rapporto globale sulle crisi alimentari (Global Report on Food Crises, GRFC), nel 2023 quasi 282 milioni di persone in 59 Paesi e territori hanno sperimentato livelli di fame acuta, con un aumento a livello mondiale di 24 milioni rispetto all’anno precedente. Questo aumento è dovuto al forte deterioramento della sicurezza alimentare, soprattutto nella Striscia di Gaza e in Sudan.
I bambini e le donne sono in prima linea in queste crisi, con oltre 36 milioni di bambini sotto i 5 anni di età gravemente malnutriti in 32 Paesi, come mostra il rapporto. La malnutrizione acuta è peggiorata nel 2023, soprattutto tra le persone sfollate a causa di conflitti e disastri.
La Global Network Against Food Crises chiede con urgenza un approccio innovativo che integri processi di pace, la prevenzione e l’azione per lo sviluppo con gli interventi di emergenza su larga scala per spezzare la spirale della fame acuta, che rimane a livelli inaccettabilmente alti.
Le crisi alimentari non diventino la nuova normalità
«Il Rapporto Globale sulle Crisi Alimentari dovrebbe servire da campanello d’allarme e garantire che non si trascuri la fornitura di aiuti agricoli nelle situazioni di emergenza» ha dichiarato QU Dongyu, Direttore Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), durante la presentazione del Global Report on Food Crises (GRFC).
Il rapporto mostra che le crisi alimentari si stanno protraendo sempre di più e sottolinea il rischio che «i risultati faticosamente raggiunti in termini di sviluppo vengano annullati, dal momento che l’insicurezza alimentare e la malnutrizione diventano una “nuova normalità”».
È allarmante che 36 Paesi siano stati costantemente presenti in questo rapporto nella fase 4 dell’IPC, definita di emergenza, negli ultimi otto anni, evidenziando la difficoltà di ripristinare la sicurezza alimentare una volta che la sua assenza diventa acuta.
Il Direttore Generale della FAO ha sottolineato come l’assistenza agricola, spesso considerata un approccio troppo lento, debba essere incrementata anche nelle situazioni di crisi, perché l’unica efficace nel lungo periodo.
Qu ha esortato, infatti, ad andare oltre le necessarie distribuzioni dirette di cibo per trovare soluzioni più sostenibili. Fornire sementi, strumenti e bestiame e i mezzi per riavviare la produzione alimentare è spesso il modo più efficace dal punto di vista dei costi per garantire che il cibo raggiunga il maggior numero di persone anche in aree remote.
Troppo spesso, solo una parte degli aiuti umanitari per le crisi viene destinata alla fornitura dei mezzi di sussistenza agricoli, anche se la maggior parte di coloro che si trovano ad affrontare una grave insicurezza alimentare vive nelle aree rurali.
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