A Celle Ligure, piccola località balenare della costiera ligure di ponente, il calendario distingueva solo due periodi: l’estate e il resto dell’anno. In estate la gente del luogo triplicava il suo orario di lavoro per rispondere alle esigenze dei turisti e della gente che come me era venuta dalla città in cerca di spiagge, sole e abbronzatura.
Per me il paese di Celle Ligure incarnava il “sentirsi a casa”. Ero molto affezionato alle sue strade, alle sue spiagge, ai suoi pini marittimi e, soprattutto, alla sua storica panetteria in piazza. Non ho mai smesso di rispettare questa tradizione trasmessa dai miei genitori e iniziata con loro quando ero un bambino: ogni anno ci andavo almeno una volta.
Io e mio fratello eravamo seduti a un tavolino di un bar fronte mare, intenti ad ammirare il sorgere del tramonto in compagnia di una birra. Il sole cominciava a calare sulla baia con scintillii ambrati e scarlatti sul mare e, ammirando lo sfondo di un cielo tinto di azzurro chiaro, sentivamo sul viso l’arrivo della fresca brezza serale.
Il rumore delle onde infrante contro gli scogli venne interrotto dallo squillare del mio cellulare.
«Pronto, chi parla?» dissi alzandomi e allontanandomi.
«Salve, dottore, sono Jessica. Abito nel suo stesso condominio e mi ha dato il suo numero, Nicoletta, la nostra portinaia. Non vorrei disturbarla, ma è piuttosto urgente!».
«Ah, buonasera Jessica. Mi dica, nessun disturbo. Cosa succede?»
«Ecco, sono chiusa in bagno. Non posso uscire!»
«In bagno? In che senso? Non capisco» domandai io incredulo.
«Sì, dottore. Mi ha sequestrata Toby, il mio cane. È arrabbiato con me perché l’ho messo a dieta e ora continua a rincorrermi e abbaiarmi perché ha fame. E io, per scappare, mi sono rifugiata in bagno. Cosa posso fare? Dice che una crocchetta per calmarlo posso dargliela o rovino la sua dieta?»…
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