Il progenitore di tutti i cani è il lupo, essendo oramai cadute le teorie che avevano accreditato anche altri canidi, come coyote e sciacallo, fra gli antenati delle varie razze canine domestiche. Guardando il muso di un lupo, un predatore, si vede subito quanto sia proporzionato e come l’evoluzione lo abbia modellato per non creargli difficoltà. Esattamente l’opposto di quanto è accaduto ad alcune razze di cani, dove la selezione fatta dagli allevatori ha creato animali sofferenti, portatori di patologie. Selezionando il peggio, pur di venire incontro non alle necessità dei cani ma ai capricci dei loro proprietari e a un mercato sempre più attento all’estetica e sempre meno ai bisogni primari degli animali, primo fra tutti quello di respirare.
Cosa sono i cani brachicefali
Così l’uomo ha creato diverse razze tecnicamente definite brachicefale, cioè la cui larghezza del muso supera la sua lunghezza, con canne nasali alterate e gravi difficoltà di respirazione. Potrebbe sembrare una follia ma la realtà è che sono stati selezionati gli esemplari peggiori, quelli con il muso sempre più schiacciato e le vie respiratorie sempre più compromesse. Questa scelta risponde naturalmente non a criteri di miglioramento degli standard di razze, come il carlino e il bulldog inglese e francese, ma solo al desiderio di assecondare le richieste degli acquirenti. Chi compra questi cani infatti apprezza i lineamenti tondeggianti dei loro musi, gli occhi grossi e le caratteristiche che li fanno apparire come eterni cuccioli. Poco importa se il prezzo di questo capriccio estetico sia una fonte di quotidiana sofferenza per i cani, che non riescono a respirare liberamente. In alcuni casi questi cani sono costretti a subire interventi chirurgici per migliorare, ma non risolvere completamente, le problematiche derivanti dall’avere un muso molto corto, schiacciato.
La metà fatica a respirare
Secondo il Kennel Club, l’organizzazione cinofila inglese omologa dell’ENCI, circa il 50% dei cani brachicefali ha seri problemi di respirazione e soltanto il 7/15% respira in modo normale. Per questo si sta pensando di arrivare a adottare un provvedimento drastico: il divieto di allevare determinate razze, impedendo il perdurare di questa forma di maltrattamento. In questo modo si potrebbe risolvere drasticamente il problema in un tempo breve, stimabile in 15 anni, nel quale queste razze potrebbero essere fatte estinguere. Il rischio però è dato dal fatto che allevatori senza scrupoli inizino a crearne di simili a quelle messe fuorilegge, per accontentare un target di pubblico più interessato a soddisfare i propri desideri che non a tutelare la salute e la qualità di vita dei loro animali. Per far capire quanto sia serio il problema e concrete le difficoltà respiratorie basti pensare al fatto che molte compagnie aeree non consentono alle razze brachicefale di essere trasportate, ritenendo che le condizioni di pressurizzazione e volo possano causare a questi cani seri problemi, che possono arrivare sino al loro decesso.
Informare i padroni
Sempre più categorie risultano essersi interessate a questo problema, come veterinari, allevatori, associazioni di tutela degli animali e tutte si stanno interrogando sulla via migliore da perseguire per ottenere la cessazione di queste sofferenze. Considerando che è il pubblico a determinare e a influenzare il mercato e che, quindi, tutto passa attraverso una corretta educazione e informazione dei potenziali acquirenti. Parimenti a quanto avviene per i cani della “tratta dei cuccioli”, allevati e venduti senza alcun rispetto per il loro benessere, strappati precocemente alle madri che vengono sfruttate con un numero di gravidanze impensabili, anche in questo caso gli acquirenti sembrano preoccuparsi molto poco del lato oscuro del mercato degli animali da compagnia. Pur sapendo che sia acquistando i cani della tratta che quelli brachicefali, realtà che molto spesso purtroppo coincidono, si vada ad alimentare un commercio che è causa di gravi sofferenze, che andrebbero contrastate e non agevolate. Occorrono quindi campagne informative mirate, che facciano comprendere molto bene cosa significhi alimentare il commercio di queste razze brachicefale. Senza scordare di evidenziare quanto possa costare agli animali in termini di sofferenza e al portafoglio dei padroni in termini economici per il costo di tutte le cure veterinarie necessarie per garantir loro una vita decente.
Non bisogna dimenticare ad esempio che queste razze, proprio in virtù della loro difficoltà di respirare correttamente, sono poco portate a fare movimento perché si stancano presto e questo comporta che la sedentarietà si trasformi, con l’andare del tempo, in una causa di sovrappeso che va a complicare un quadro clinico generale ben lontano dall’essere ottimale. Causando sofferenze e costi che vanno a costituire una sorta di moto perpetuo, che cesserà solo con la morte del cane.
Se anche l’informazione non risolverà tutti i problemi è pur vero che almeno una parte delle persone, se correttamente avvisate sulle problematiche che possono derivare da acquisti di impulso, potrebbero spostare la loro attenzione verso cani dalle caratteristiche fisiche più equilibrate. Per questo devono essere viste positivamente le iniziative messe in campo per educare i consumatori, come quelle attuate dalla RSPCA (Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals) inglese che ha creato un contratto tipo che dovrebbe essere sempre utilizzato per l’acquisto dei cuccioli: per tutelare animali e acquirenti che, in troppi casi, rappresentano la componente fragile di questo mercato.
L’associazione dei veterinari britannici, la BVA ha recentemente lanciato lo slogan “Choose hugs not Pugs”, giocando con l’assonanza fra abbracci (hugs) e il cane di razza carlino (pugs) per consigliare, a San Valentino, di regalare abbracci piuttosto che questa tipologia di cani. Un altro passo avanti verso una corretta informazione fatto usando un modo scherzoso per poter intrigare il pubblico.
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