Le forme aspre del paesaggio carsico dominate da campi carreggiati, grotte e ripide pareti di roccia, sono da sempre una palestra privilegiata per escursionisti e arrampicatori. Quando queste imponenti formazioni geologiche incontrano il blu intenso del mare della costa algherese l’emozione non può che prendere il sopravvento.
Il percorso che abbiamo scelto per l’occasione inizia dalla frazione di Tramariglio, nel Parco di Porto Conte, con uno stretto sentiero che si inerpica nella macchia mediterranea. Il nostro punto di riferimento è la Torre della Pegna, una torre costiera di epoca aragonese che prende il nome dallo spagnolo peña, tradotto letteralmente “rupe”o “roccia”. Dopo circa un chilometro, il sentiero tracciato scompare e gli “omini di pietre” ci guidano in una ripida progressione sui lastroni di roccia carbonatica. Gli “omini” sono dei piccoli cumuli di sassi posizionati nei punti strategici del percorso, generalmente in prossimità dei passaggi più incerti, molto utilizzati dagli escursionisti e decisamente più apprezzabili della vernice sulle rocce.
Negli ultimi 300 metri di percorso la torre rimane nascosta ai nostri occhi. Solo dopo aver superato l’ultimo muro di vegetazione la visuale si allarga e la sensazione che si prova è quasi di vertigine. Il blu intenso del mare invade la scena e fa precipitare lo sguardo in un volo verticale di oltre 250 metri. Il panorama si estende a 360 gradi, da Capo Caccia a Cala della Barca passando per Punta Giglio e Cala Dragunara. La corrente ascensionale che si genera lungo queste ripide falesie porta fino a noi l’odore del mare. I nostri occhi si saziano di vento e salsedine.
Ma questi tratti di costa, oltre a essere una gioia per gli escursionisti, sono anche uno scrigno di biodiversità. Gabbiani e berte, corvi imperiali e passeri solitari trovano i loro spazi indisturbati. E sopra tutti, il velocista degli uccelli da preda: il falco pellegrino. In queste falesie nidificano infatti diverse coppie concentrate in pochi chilometri e non è raro osservarli, soprattutto nel periodo di involo dei giovani falchi. Predatori specializzati nella cattura al volo di altri uccelli, i falchi pellegrini trovano in queste inaccessibili falesie cibo in abbondanza e contribuiscono al controllo numerico di specie potenzialmente invasive.
Proseguiamo il nostro trekking seguendo un sentiero che si mantiene quasi sempre parallelo alla linea di costa con alcuni punti panoramici che si affacciano a strapiombo sul mare. Costeggiamo l’impressionante anfiteatro naturale che prende il nome di Cala Inferno e concludiamo la giornata osservando il tramonto dal belvedere che si affaccia sull’isola Foradada. Viste da quassù, le onde che frangono contro la scogliera hanno un effetto ipnotico e quasi terapeutico. Il sole cala velocemente, cedendo il posto a stelle molto più lontane.
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