A partire dagli scorsi anni Cinquanta, l’impiego del DDT, l’insetticida più famoso al mondo, conobbe una forte espansione, riducendo il numero degli insetti nocivi per le coltivazioni.
Purtroppo questa sostanza chimica si depositava sulla vegetazione dove veniva poi assunta e accumulata nei corpi degli erbivori e, di conseguenza, dei loro predatori (il cosiddetto fenomeno del bioaccumulo).
In diverse specie, tra cui il falco pellegrino (Falco peregrinus), l’ingestione di DDT assunto attraverso le prede provocava forti alterazioni nello sviluppo delle uova, portando questo velocissimo falco sull’orlo dell’estinzione, in Europa e negli Stati Uniti.
Fortunatamente, con la messa al bando del DDT nel 1972 e massicce introduzioni di animali riprodotti in cattività, i pellegrini hanno recuperato rapidamente e oggi se la passano decisamente bene.
Anzi, hanno dimostrato di sapersi adattare egregiamente anche alle città, dove si nutrono di uccelli molto diffusi come storni e piccioni, e nidificando sugli edifici più alti, che ricordano le pareti a strapiombo alle quali sono abituati in natura.
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