Nella città di Roma, da alcuni anni a questa parte, le albe e i tramonti sono scanditi dai suoni della natura. Infatti, non è inusuale svegliarsi ascoltando i richiami di gabbiani che volteggiano rumorosamente nel cielo accompagnati dalle brezze mattutine, oppure rientrare a casa la sera dopo il lavoro accompagnati dall’assordante vociare di veloci e colorati stormi di pappagalli.
La specie di gabbiano maggiormente presente sul territorio romano è il gabbiano reale (Larus michahellis, Naumann, 1840). Un tempo la loro presenza era sporadica e favorita dalla risalita di alcuni esemplari del fiume Tevere. La storia della sua colonizzazione inizia, però, nel 1971, quando fu recapitato a Fulco Pratesi – storico presidente del WWF – un gabbiano ferito proveniente dall’isola di Giannutri. Con il permesso del direttore dell’allora Zoo di Roma, l’animale fu accolto nella vasca delle otarie, dove si riprese cibandosi delle sardine che gli inservienti fornivano ai legittimi occupanti della vasca. Si trattava di un gabbiano femmina e un giorno attrasse l’attenzione di un maschio selvatico di passaggio. La coppia, con stupore dei più, si mise a nidificare sulle rocce di cemento che adornavano la vasca, costruendo un nido approssimato e rudimentale ma funzionale. In seguito, la loro prole continuò a riprodursi in quel luogo e, con il susseguirsi delle generazioni, l’areale si estese a diverse zone della città senza che i gabbiani dimostrassero di avere il bisogno di tornare in territori più consoni alle loro esigenze. La loro presenza, ormai stabile, è favorita dal fatto che sono una specie molto adattabile. In città possono disporre di un gran numero di rifiuti e dare la caccia a piccioni e storni con i loro nidiacei.
Per quanto riguarda il l’impatto ecologico, esso è stato riscontrato più che altro sugli equilibri dell’avifauna. In particolare è stato visto che, a causa della presenza di questi nuovi predatori, i piccioni hanno abbassato di diversi metri la quota alla quale volavano solitamente. Tuttavia, è possibile trovare anche risvolti ecologici positivi, sempre relativi alla presenza dei piccioni, poiché i gabbiani – predando in particolare i loro pulli – esercitano un controllo sulla popolazione e contribuiscono a limitare, anche se in parte, tutta una serie di problemi che questi piccoli voltili cittadini creano.
Per quanto riguarda i pappagalli, invece, si tratta del parrocchetto dal collare (Psittacula krameri, Scopoli, 1979), originario del continente asiatico, e del parrocchetto monaco (Myiopsitta monachus, Boddaert, 1783), proveniente dal Sud-America.
Le loro prime colonie furono osservate nel parco della Caffarella, alla fine degli anni ’90, e in seguito hanno colonizzato altre aree della città, come Villa Pamphilj, Villa Ada, il quartiere Ostiense, Tiburtina e così via. La loro presenza sul territorio è legata a fattori commerciali di compravendita di queste specie e al loro successivo abbandono.
La loro presenza essenzialmente urbana, e l’assenza nelle zone limitrofe, è dovuta al fatto che, essendo specie originarie di luoghi caldi, tendono a rimanere nelle cosiddette “isole di calore” che formano le città. Nonostante le evidenti differenze climatiche, queste specie hanno dimostrato una buona adattabilità, superando anche la recente e storica nevicata del 2012, e si sono riprodotte in libertà aumentando il loro numero. La loro alimentazione è frugivora, in altre parole si cibano principalmente di bacche e frutti e in un ecosistema urbano ciò non ha un grosso impatto, ma se si dovessero spostare nelle campagne vicine, questo innescherebbe nuovi fenomeni competitivi con le specie autoctone, con effetti potenzialmente dannosi.
Per ora la capitale ha dei nuovi ospiti che allietano l’udito con rilassanti echi mattutini che rimandano a spiagge lontane, e la vista con colori vivaci che ricordano paesi tropicali; se saranno cattivi invasori o meravigliosi ospiti di questa eterna città lo dirà solo il tempo!
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