Forse non tutti sanno (anche tra molti ornitologi) che quando il falco pellegrino attacca le sue prede in picchiata non segue una traiettoria retta, bensì una spirale.
Perché fa ciò, quando andando diritto potrebbe essere ancora più veloce e, soprattutto, potrebbe controllare più facilmente una picchiata in cui, ricordiamo, può raggiungere e superare i 300 km/h?
Gli studiosi si sono chiesti se la traiettoria a spirale fosse casuale o se fosse sempre la stessa spirale, potendosi nel secondo caso ritrovare una regolarità.
La risposta è stata affermativa: tutti i falchi pellegrini attaccano la preda sempre nello stesso modo, seguendo appunto una linea a vortice.
Come noto la spirale è una figura affascinante, molto diffusa in natura. Dalle galassie ai cicloni, dall’ inserzione di foglie e semi sulle piante alla forma di molte conchiglie, alla crescita dei nostri capelli sul capo… Spesso associata a una particolare sequenza numerica detta di Fibonacci e a una altrettanto speciale proporzione matematica, la notissima sezione aurea.
Insomma, che anche la picchiata del Falco pellegrino si inserisse tra queste intriganti forme e sequenze numeriche gli ornitologi non se lo aspettavano. Fino a quando non ne hanno capito il motivo.
In particolare lo capì il biologo statunitense Vance A. Tucker della Duke University in North Carolina, pubblicandone la risposta nel novembre del 2000.
E la soluzione dell’enigma risale addirittura a Cartesio, che nel 1638, senza sapere nulla di falchi pellegrini, aveva studiato le proprietà matematiche della spirale meravigliosa, la Spira mirabilis o spirale di crescita, un tipo particolare di curva che si ritrova appunto spesso in natura, che fu poi indagata approfonditamente da Jakob Bernoulli e che oggi è chiamata spirale logaritmica.
Cartesio scoprì che essa è una curva equi-angolare: ovvero l’angolo compreso tra la retta tangente in un punto P alla traiettoria e la retta congiungente il punto P al centro (alla preda del falco), è un angolo costante. L’angolo caratteristico della traiettoria, tracciata dal falco pellegrino, è appunto di 40°.
Per l’ornitologo-fisiologo è stata un illuminazione, sapendo già che il falco pellegrino ha una divergenza oculare di 40°.
In pratica il Falco pellegrino, che è una specie ornitica diurna e che come tale ha gli occhi posti quasi ai lati del capo, durante il normale assetto di volo non vede davanti a sé bensì soprattutto lateralmente, secondo tale angolatura. Ciò significa che il rapace, per puntare dritto alla preda e planare in linea retta su di essa, in situazioni normali dovrebbe fissarla con un occhio solo, girando la testa e abbandonando la visione dell’altro occhio. Difficile fare una picchiata a 300 all’ora in queste condizioni! Con tale posizione innaturale e l’attrito dovuto al collo storto, non riuscirebbe sicuramente a piombare velocemente sul suo obiettivo con buone probabilità di cattura. Invece, fissando con lo stesso occhio la preda e seguendo la traiettoria a spirale meravigliosa, il falco continua a vedere il suo obiettivo senza “stortare” la testa, senza perderlo di vista e conservando un perfetto assetto di volo!
Ecco svelato il segreto della spirale e del Falco pellegrino, che ci aiuta anche lui a comprendere piano piano il linguaggio e i caratteri con cui è scritta la Natura e l’intero Universo.
Un linguaggio visivo, ma anche matematico e geometrico, con le lettere che sono triangoli, cerchi, spirali ed altre figure ricorrenti (magari con disposizioni olografiche o a frattali) senza le quali è impossibile comprenderne una singola parola.
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