Quale gioia scorgere dalla finestra la scura macchia degli alberi, il fiume … Udii il canto dell’usignolo e non credetti ai miei orecchi!
Queste sono parole che Anton Čechov scrisse in una lettera del 10 maggio 1885, quando si trasferì in campagna per trascorrere un’estate a casa di amici. Durante questa villeggiatura si diede alla Natura, completamente: passeggiare nei boschi, pescare numerosi pesci. Tutto questo ebbe senz’altro influenza nella sua scrittura.
Non ancora trentenne, Čechov da alcuni anni ormai abitava in città e vedere la Natura lo commosse. Non solo. Parla proprio di gioia, scorgendo la macchia della foresta vicino a lui e addirittura si stupisce, come un bambino, sentendo il canto di un usignolo. Quanto bisogno abbiamo di questo stupore! Spesso le persone che abitano in città ormai vedono qualche animale solo nei documentari, mentre il nostro contatto con essi, anche solo uditivo, dovrebbe essere quotidiano. Già ai tempi di Čechov, dunque, le città erano molto rumorose, altrimenti non ci spiegheremmo lo stupore per quel suono così limpido che comunque non doveva essere ignoto all’autore russo. E in molte lettere gli autori sono molto sinceri, proprio per la natura e le finalità di questo tipo di scrittura.
Ma queste parole di Čechov non devono invitare solo i cittadini, ma tutti, perché spesso e volentieri proprio chi abita vicino ad una montagna non ne ha mai visto la cima o non ne ha mai assaporato i boschi; chi abita su una collina non si è mai abbandonato al dolce incanto melodioso di un pettirosso.
Apriamo la finestra, stiamo in ascolto e stupiamoci!
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