Molti uccelli migrano per superare l’inverno e portare a termine la riproduzione.
Ma sul fenomeno da sempre gli etologi discutono per capire come siano in grado di percorrere fino a migliaia di chilometri senza perdere la rotta. Ora un aiuto potrà giungere da uno studio condotto da alcuni membri dell’Environment Canada.
Gli esperti hanno portato a termine una ricerca combinando i dati ricavati dall’analisi chimica e dall’impiego dei satelliti. Protagoniste, le rondini comuni che periodicamente migrano dal nord al sud America.
Gli scienziati hanno analizzato le caratteristiche chimiche delle loro penne, che cambiano in base all’ambiente in cui si sono sviluppate.
E’ una tecnica che consente di aggiornare e migliorare le analisi condotte con i satelliti che, se da una parte sono in grado di evidenziare il cammino di un volatile, dall’altra mostrano molti limiti per ciò che riguarda il recupero dell’animale “prescelto”.
Combinando, invece, le due modalità di ricerca è possibile capire con esattezza l’area di partenza del volatile e di arrivo. L’aspetto chimico si basa soprattutto sull’isotopia, vale a dire atomi che presentano lo stesso numero di elettroni, ma diverso numero di neutroni. In particolare il discorso è riconducibile ai tre isotopi stabili dell’idrogeno che variano in base alla latitudine e alla longitudine.
Studiando le penne degli uccelli si capisce dove hanno soggiornato, in una foresta o in una prateria; mentre gli isotopi dello zolfo possono rivelare se gli uccelli hanno abitato più a lungo in una zona marittima o dell’entroterra.
I dati, infine, vengono condivisi con quelli ricavati dalla geo-localizzazione per capire appieno il fenomeno della migrazione.
Secondo gli scienziati grazie a questa ricerca sarà possibile intervenire con efficacia sulle specie migratorie che con maggiore difficoltà riescono a svernare, spesso a causa dell’antropizzazione.
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