La cocaina che si riversa nei condotti fognari mette a repentaglio la sopravvivenza dell’anguilla europea.
A renderlo noto è uno studio diretto da Anna Capaldo, ricercatrice dell’Università Federico II di Napoli, pubblicato su Science of the Total Environment.
Come è stato condotto lo studio
Le analisi si sono svolte in laboratorio: in alcune vasche i ricercatori hanno replicato le condizioni che si verificano nei fiumi delle grandi città, come ad esempio il Tamigi.
Le anguille sono state poste per un periodo di 50 giorni in alcune vasche dove sono statate esposte a 20 miliardesimi di grammo di cocaina per litro (20 ng / l) di acqua.
Sono bastati pochi giorni affinché la sostanza si accumulasse nei muscoli e nel cervello dei pesci. Invece, non sono stati sufficienti 10 giorni di disintossicazione affinché gli effetti della cocaina scomparissero.
Quali conseguenze per le anguille
Secondo gli studiosi dell’ateneo campano, l’esposizione alla cocaina avrebbe ripercussioni sul cervello e sul tessuto muscolare delle anguille, mettendo a rischio la loro capacità di spostarsi per migliaia di chilometri durante le migrazioni al fine di riprodursi.
«È probabile che le anguille esposte alla cocaina abbiano prestazioni ridotte – ha spiegato al Guardian Anna Capaldo –. Ad esempio, l’alterazione delle branchie potrebbe ridurre la capacità respiratoria delle anguille mentre i muscoli danneggiati potrebbero ostacolare il nuoto».
Non è ancora chiaro se il consumo delle carni di anguilla esposte a queste condizioni ambientali possa avere ripercussioni sulla salute umana.
Per questo, concludono i ricercatori, serviranno altre indagini.
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