Leggi qui la prima parte della storia
La leggendaria arte di leggere, interpretare e seguire le tracce consente un ricongiungimento totale alla Natura, come spesso è stato sottolineato anche dai numerosi scritti dedicati all’approfondimento della cultura dei Nativi Americani.
Come abilità olistica, il Tracking, per portare a termine questo fine ultimo, richiede l’uso e l’applicazione di tutti i nostri sensi, a eccezione del gusto.
Per comprendere al meglio questo specifico punto, immaginate di trovarvi in una zona all’aperto e di udire un rumore improvviso. Siete, quindi, in una condizione di allerta; il vostro cervello inizia a congetturare deduzioni non solo sull’origine di quel suono (punti cardinali), ma anche sull’artefice di esso.
Unitamente a questo, il senso olfattivo può rilevare un odore inconfondibile di animali selvatici, specialmente se vi capita di imbattervi negli escrementi di un capriolo: avete quindi la certezza che il vostro ragionamento si trovava nella giusta direzione.
Circa il senso del tatto, se provate a toccare delicatamente il terreno interessato dal passaggio di un uomo o di un animale, per esempio, rimarrete stupiti notando come quella particolare porzione si rivela essere molto più umida rispetto al terreno circostante. Ciò significa che il suolo è stato “alterato” dal suo stato naturale e che quella porzione di terreno non è, per esempio, più coperta da foglie secche e/o piccoli ramoscelli. Il terreno apparirà di un colore decisamente più scuro.
Alterazione dello stato naturale
In base a quanto accennato sopra, il passaggio di animali, esseri umani o persino veicoli può essere facilmente identificato come alterazione dello stato naturale di un determinato ambiente. Questo costituisce un vero e proprio dogma nel Tracking.
Pertanto i segni e le tracce che hanno lasciato possono essere considerati disturbi, parola comune all’interno della terminologia di Tracking.
I disturbi possono apparire in una varietà di forme e dipendono principalmente dal terreno e dalla vegetazione su cui sono stati lasciati.
Possono apparire come compressioni (su foglie secche). Possono appiattirsi (su un campo di erba). Possono essere individuati come trasferimento (di materiale, come fango, che è rimasto incollato sotto agli zoccoli o alle unghie, per esempio). Possono essere piccoli sassi leggermente dislocati. Può trattarsi anche di vegetazione spezzata o danneggiata. Ultimo ma non meno importante, possono essere escrementi, peli, persino sangue.
Le aree in cui è più probabile individuare tracce e notare la maggior parte delle caratteristiche delle impronte animali sono denominate “track traps” (trappole per tracce): un termine che ogni Tracker dovrebbe ricordare immediatamente. Tra le più comuni, troviamo le zone sabbiose, fangose e quelle innevate.
Con ciò, non è solo importante dove guardare, ma anche come guardare.
Non possiamo semplicemente iniziare a dedicarci alla lettura delle impronte animali su un terreno specifico se non abbiamo assolutamente idea di cosa dovremmo guardare e come farlo.
La prima azione da svolgere è, pertanto, scansionare accuratamente l’intera area; successivamente cercare qualsiasi alterazione dello stato naturale sopra menzionato (tracce sul terreno, un ramoscello rotto, qualcosa che sembri “sbilanciato” in prossimità di un ingresso in una fitta vegetazione, spesso denominato trottatoio) e, infine, seguire la giusta pista.
Essere metodici, essere curiosi e pazienti rappresenta i requisiti fondamentali per ottenere i primi piccoli ma importanti successi in questa arte!
SEMPRE INFORMATI!
Per rimanere aggiornato su tutte le news sulla Natura, selezionate dalla nostra redazione, iscriviti alla newsletter di rivistanatura.com
Basta inserire l’indirizzo e-mail nell’apposito modulo qui sotto, accettare la Privacy Policy e cliccare sul bottone “Iscriviti”. Riceverai così sulla tua mail, due volte alla settimana, le migliori notizie di Natura! È gratis e ti puoi disiscrivere in qualsiasi momento, senza impegno
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com