A seguito del nostro invito a scriverci risponde, fra gli altri lettori, Anna Rita Marra, biotecnologa pugliese appassionata di giornalismo che fa un importante appello: “Riapriamo le porte di tanti laboratori chiusi”
di Anna Rita Marra
«Tornerete alla terra»: era questa la sua risposta quando gli parlavo entusiasta dei progressi della tecnologia. Mio nonno era un uomo tutto d’un pezzo. Un umile contadino che aveva vissuto sulla sua pelle le forti emozioni che una guerra può suscitare. I sacrifici profondi di un periodo di grande carestia, quando nessuno aveva davvero niente se non il calore di un focolare acceso e la gioia di una famiglia riunita intorno. Io lo guardavo perplessa pensando: “come si può tornare indietro se si sta andando avanti, lo sviluppo fa crescere, non regredire”.
La Scienza come risorsa per la società
All’epoca ero poco più di una bambina e credevo che un giorno avremmo potuto conoscere e controllare il mondo in ogni sua parte. E tra i tanti artefici di questo importante traguardo vedevo anche me. Ero certa che avrei contribuito, in qualche modo, a cambiamenti epocali che avrebbero scritto pagine di storia. Per questo inseguii il sogno del camice bianco, non per curare ma per sperimentare. Vedevo nella ricerca la chiave di quel famoso cassetto dove ognuno ripone i propri desideri. Il mio era quello di contribuire al miglioramento del benessere collettivo. La Scienza come risorsa per la società. E noi ricercatori come menti impegnate nello studio di essa.
La lungimiranza può fare la differenza
In questi giorni di smarrimento globale mi capita spesso di pensare all’entusiasmo dei primi esperimenti. Ogni volta speravo che “sarebbe andato tutto bene” ma non sempre accadeva. La verità era che a volte non bastava trascorrere giornate intere nei laboratori, dimenticandosi del mondo esterno. L’esperimento non riusciva e basta, non sempre c’era un perché. O meglio non sempre era possibile conoscerlo perché le variabili erano così tante e complesse da sfuggire spesso alla nostra analisi.
Questa situazione di grande emergenza ci sta imponendo una profonda riflessione. Con grande irruenza ci porta a fare i conti con la vera natura dell’essere umano, e quindi di fatto, molto spesso impotente dinanzi ad eventi di questa portata.
Riuscire a realizzare grandi opere non significa essere invincibili ma capaci. E il Covid-19 ci sta insegnando che essere capaci molto spesso non basta per metterci al sicuro da tragedie simili. Credo che sia arrivato il momento di capire che la lungimiranza può fare la differenza. La scienza non sempre riesce a rispondere a chiamata diretta ma ci può permettere di raggiungere, nel tempo, risultati importanti che al momento opportuno si rivelino decisivi per gestire al meglio un’eventuale difficoltà.
Riapriamo le porte di tanti laboratori chiusi
Ma bisogna crederci, capire che investire nella ricerca è un segno di responsabilità verso il popolo che si governa e che si vuole tutelare.
Le porte di tanti laboratori chiusi per mancanza di fondi devono essere riaperte. E sui quei banchi devono tornare a lavorare tutte quelle menti che ora assistono impotenti e incredule a questa enorme disfatta, pensando che tanto si sarebbe potuto fare e che ancora potrebbe esser fatto. Purtroppo oggi tutto è fermo intorno a numeri funesti che crescono ogni giorno di più. Numeri che pesano come macigni sulla storia di un progresso che ha subìto un arresto senza precedenti.
Ogni giornata vissuta in questa situazione surreale rievoca sempre di più la semplicità dei tempi passati, quando, davvero la terra rappresentava la fonte principale di sostentamento. E la gente guardava al futuro con timida ambizione e voglia di farcela, perché la guerra aveva insegnato a non arrendersi ma soprattutto ad essere più realistici e meno sognatori.
Il delirio di onnipotenza e la consapevolezza
Quando tutto questo passerà, e si spera presto, pensiamo ai nostri nonni, ai nostri padri, ripartiamo da lì, qualsiasi poltrona occupiamo, che sia quella di un ufficio, o quella più comoda di un Parlamento. Per quanto la tecnologia potrà fare passi da gigante non potremo mai possedere il controllo assoluto di tutto, il delirio di onnipotenza che ormai dilaga dovrà lasciare spazio alla consapevolezza che non abbiamo in realtà superpoteri e, se anche di fatto non torneremo indietro, non saremo comunque più gli stessi di prima. Chi ci governa, invece, dovrebbe imparare a guardarci con gli occhi di un padre, di chi desidera il meglio per la propria famiglia, di chi si impegna a dare il buon esempio ogni giorno sacrificando anche se stesso, se necessario, e orientando con previdenza le proprie risorse verso un futuro sicuramente incerto, ma che molto spesso è la diretta conseguenza delle nostre scelte.
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