È stato un ottobre letteralmente di sangue per il lupo appenninico. Ben cinque esemplari sono stati ritrovati morti ed “esposti” in luoghi pubblici di diverse regioni d’Italia, un messaggio povero di contenuti ma tragicamente chiaro: la convivenza lupo-uomo non sta funzionando.
Due lupi uccisi e impiccati nel senese a inizio ottobre, un lupo decapitato ritrovato qualche giorno dopo a Pergola (Pesaro e Urbino), uno ucciso ed esposto a Rocca Priora, per arrivare all’episodio di Coriano, in cui un lupo è stato ucciso e appeso alla fermata dell’autobus.
Una vera e propria escalation di delitti, causati senza dubbio dalla bassezza di chi se ne è reso responsabile, ma che ci ricordano quanto siamo ancora lontani da una cultura ambientale accettabile.
Rabbia e indignazione sono d’obbligo, ma sono ormai anni che la situazione è statica ed evidentemente le condanne unilaterali, le indagini, le ricompense offerte a chi fornisce informazioni sui bracconieri, non bastano.
Quella di esporre brutalmente le carcasse dei lupi uccisi è una pratica che va necessariamente interpretata. Perché se gli allevatori avessero voluto solo proteggere il proprio gregge avrebbero optato per uccisioni silenti e il più possibile nascoste, visto che le sanzioni per chi abbatte il lupo sono piuttosto pesanti. Invece si sono presi la briga di mutilare e appendere le carcasse, accompagnandole in alcuni casi con messaggi scritti. Messaggi rivolti a chi?
I destinatari dei messaggi
Nel 2014 a Scansano (nel grossetano) venne ritrovata una testa di lupo con vicino un cartello che si rivolgeva esplicitamente a WWF, LAV, ENPA e una serie di puntini come a dire: e tutti gli altri loro simili. Le tre organizzazioni citate nel cartello sono in realtà profondamente diverse e questo ci dà un’idea della confusione comunicativa che regna sovrana.
Personalmente credo che questo sia il riassunto del problema, cioè che agli occhi di chi compie questi gesti esiste una macrocategoria di “animalisti”, “difensori del lupo”, “ambientalisti”, che rappresentano il nemico comune.
Ecco allora a chi sono rivolte le macabre esibizioni, sono una dimostrazione di forza a un nemico che però nella realtà non esiste.
Sono originario di un piccolo paese a ridosso degli Appennini, molto vicino a due delle scene dei crimini di ottobre. Conosco personalmente diversi pastori e moltissimi cacciatori, con i quali (quando è possibile) parlo anche di questi argomenti. Certo le mie dieci conoscenze non fanno statistica, ma l’astio nei confronti di chi difende gli animali è parecchio diffuso.
La formazione di due fazioni opposte (che avviene spesso quando ci sono questioni spinose, specialmente se scientifiche) è il peggior nemico della verità. Perché poi non contano più i fatti, le ricerche, i dati oggettivi, ma soltanto la difesa della posizione acquisita. E allora ecco nascere miti e leggende su lupi reintrodotti, aggressioni all’uomo e branchi da 40 esemplari.
Dove abbiamo sbagliato?
Quando dico “abbiamo” intendo noi che stiamo dalla parte del lupo (accettando di buon grado la storia delle fazioni).
Forse sbagliamo quando ci facciamo prendere dal trasporto emotivo e difendiamo il lupo perché è un animale che ci piace tantissimo (ed è davvero così) e ci rassicura sapere che i nostri boschi hanno un ecosistema degno di questo nome, con un predatore al vertice.
Forse avremmo dovuto parlare più di scienza e meno di passione, perché ho l’impressione che l’altra fazione ci veda come naturalisti idealisti distaccati dalla realtà, che vogliono il lupo come capriccio personale, senza pensare alle necessità di chi vive di allevamento.
Beh mi sento di dire che non è affatto così, perché schiere di scienziati e amministratori si stanno adoperando da anni per rendere possibile la convivenza con il lupo, attivando progetti come LifeWolfAlps.
L’informazione generalista ha spesso contribuito a creare confusione (vedi il caso recente in cui Il Resto del Carlino ha pubblicato un video dal titolo “Lupo assedia villa”, peccato che in realtà l’animale ripreso era un Lupo Cecoslovacco domestico )
Purtroppo però più l’argomento attira l’attenzione, più aumenta la confusione. perché diventa appetitoso anche per la politica a caccia di consensi. In Veneto e Toscana aleggia da tempo l’idea di concedere l’abbattimento di alcuni esemplari; proposte scollegate dalla realtà oggettiva, quella dei dati, che sembrano essere tutto tranne che utili a risolvere il problema.
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