Il secondo suggestivo itinerario nel cuore di intricate foreste.
Leggi qui la prima parte.
Nonostante la breve distanza, la Selva del Lamone offre un paesaggio piuttosto diverso da quello che circonda Castro. Sempre di un bosco si tratta, ma nel caso della riserva gli alberi sono decisamente più grandi e incombenti e le rovine più antiche risalgono all’età protostorica.
La Selva del Lamone ospita una buona rete di tracciati; uno dei più noti è il sentiero dei Briganti, una strada sterrata che attraversa la Riserva da Nord-Est a Sud-Ovest.
È un bel giro da fare in bicicletta, senza grandi dislivelli, ma non si addentra nell’area boschiva meglio conservata e custode delle rovine etrusche.
Per arrivare fin qui bisogna procedere a piedi entrando nella parte più selvaggia della riserva. Il punto di accesso è l’ingresso 3 del Gottimo, localizzato a Sud: da qui e dopo trecento metri di sterrato si entra nel bosco prendendo il sentiero numero 5 e tenendosi sulla destra.
Dal terreno irregolare, punteggiato di innumerevoli “murce” (cumuli di massi lavici) si sollevano grandi querce, come roverella e cerro, e carpini bianchi, aceri minori e campestri, bagolari e ornielli.
In primavera il sottobosco si colora delle fioriture dell’azzurra Anemone apennina e del rosa intenso dei ciclamini. Nelle zone più riparate, invece, compaiono l’agrifoglio e il pungitopo con le grandi bacche rosse.
Dopo poco più di un chilometro si arriva all’insediamento etrusco di Rofalco, che appare come una grande muraglia di massi lavici. Nel IV sec. a. C., in un’estesa radura circondata da boschi e campi, sorgeva una città fortificata: le mura ancora visibili, seppure malconce, si sviluppano per centinaia di metri prima di perdersi nel bosco.
Anche qui, come a Castro, le vestigia del passato rendono speciali i boschi, più affascinanti all’inizio della primavera quando la vegetazione rada consente allo sguardo di spaziare. Proseguendo per un altro chilometro lungo il sentiero 4 si raggiunge la distesa rocciosa della Rosa Crepante, un vero e proprio anfiteatro di massi lavici creato dal collasso di antiche strutture vulcaniche.
Tutta la selva del Lamone si trova su un tavolato di lave del vulcano Vulsinio risalenti a 150.000 anni fa. Da qui si può tornare indietro lungo la via appena percorsa o deviando a Ovest lungo il sentiero 4, ma se rimane un po’ di tempo vale la pena fare una rapida deviazione verso la collina di Semonte. Questo rilievo, libero dalla vegetazione, si solleva per un centinaio di metri dalla foresta sottostante e consente di avere una visione d’insieme sulla selva e sui campi che la circondano.
5 specie da osservare
Albanella minore
Poco comune in Italia, questo rapace nidifica al suolo e caccia negli ambienti aperti, volando raso terra. Si incontra nei campi a Est della riserva, presso l’accesso di Cancellone o sulla collina di Semonte. Una coppia è presente da maggio ad agosto, con un picco di attività a luglio.
Picchio verde
Nei boschi della riserva sono presenti anche il picchio rosso maggiore e quello minore, ma il picchio verde è più facile da vedere. Presente tutto l’anno, si incontra soprattutto in primavera, quando la vegetazione è poco fitta. Il verso di allarme è un’inconfondibile risata.
Capriolo
Questi ungulati sono molto comuni nella Selva del Lamone e si incontrano lungo la strada sterrata del Sentiero dei Briganti, che attraversa la Riserva. Un luogo ideale sono le radure a Est dell’area protetta, presso l’ingresso Cancellone, alla mattina presto e prima del tramonto.
Colubro di Riccioli
Nella riserva è presente il Colubro di Riccioli (Coronella girondica), un piccolo serpente inoffensivo difficile da avvistare perché sta sempre rintanato nelle pietraie, dove caccia lucertole e gechi. Si incontra più facilmente ai margini nel bosco nelle aree ben soleggiate, da marzo a ottobre.
Ophrys fuciflora
Bellissima Ophrys, non comune, che raggiunge il massimo splendore tra aprile e maggio. Fiorisce sui prati aridi o sul margine soleggiato del bosco e può raggiungere i 40 cm di altezza. Qui si possono osservare anche O. incubacea, O. crabronifera, O. sphegodes e O. apifera.
Scheda tecnica
- Per chi: adatto a tutti.
- Lunghezza: circa 7 km
- Durata: 4-5 ore
- Dislivello: meno di 150 metri
- Cartografia: cartine dettagliate si trovano presso il centro visite della Riserva.
- Periodo: dalla primavera all’autunno.
- Equipaggiamento: scarpe da trekking e un binocolo per osservare gli uccelli. Sul tragitto non ci sono fonti di acqua potabili, quindi portate le borracce.
- Come arrivare:
In auto: dalla A1, direzione Roma, uscire a Orvieto e seguire per Castelgiorgio, San Lorenzo Nuovo, Grotte di Castro, Latera e Farnese; da Roma S.S. 2 Cassia fino alla SP 312, poi, dopo Viterbo, seguire per Marta, Capodimonte, Valentano, Ischia di Castro e Farnese. Da Grosseto, seguire le indicazioni per Manciano o Pitigliano e, quindi, Farnese.
Castro si raggiunge dalla Selva del Lamone prendendo la SP47 per Manciano e seguendo per Castro, subito dopo il bivio sulla SP116 “Strada Provinciale San Pietro”.