Attualmente, la superficie urbanizzata pro capite è di circa 350 metri quadrati per abitante. In Italia, se si continua a cementificare ai ritmi attuali, nei prossimi anni verranno ricoperti 10000 chilometri quadrati, una superficie pari a quella dell’agro pontino. Sono questi i dati che emergono dallo studio del WWF “Terra rubata”, che mostra uno scenario preoccupante. Le nostre coste sono state, infatti, cementificate al ritmo incessante di 10 chilometri all’anno.
La sola Pianura padana ha contribuito per oltre un terzo al fenomeno nazionale, pur occupando un territorio pari a un sesto di quello dell’intera Penisola. Il fenomeno di urbanizzazione selvaggia non ha risparmiato neppure i parchi, zone che dovrebbero essere tutelate per eccellenza.
Quali sono i rischi
Le colate di cemento rendono le città impermeabili, esponendole maggiormente ai rischi causati da fenomeni meteorologici estremi e aumentando notevolmente il rischio idrogeologico. Ma non solo: l’urbanizzazione minaccia la biodiversità. Inoltre, i deserti di cemento annullano ogni capacità di adattamento e di resilienza da parte di flora e fauna.
Gli esempi virtuosi
Il modello da seguire arriva dalle grandi città. E’ dal 2013 che Londra ha sviluppato il progetto Green Grid per far fronte al rischio inondazione e nel contempo garantire le connessioni delle reti ecologiche, mentre New York si è dotata di un Green Infrastructure Plan. L’appello del WWF è che, anche nel nostro Paese, si sviluppi una rete di pianificazione territoriale con regole ben precise a tutela dell’ambiente.
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