Il drago cinese è, per antonomasia, uno dei simboli del paese asiatico. Figura che eminente all’interno di tutta la mitologia asiatica, si tratta di un animale leggendario, dalle dimensioni gigantesche che, secondo il mito, possono arrivare fino a cento chilometri. Composto dal corpo di un serpente, la testa di un coccodrillo, le zampe del pollo, i baffi del pesce gatto e le corna del cervo, esso è sprovvisto di ali miscela sapientemente gli attributi preminenti di altre specie. Simbolo di buon auspicio, il drago cinese è da sempre considerato il simbolo dello Yang.
Il drago cinese è uno dei cinque stili originali delle arti marziali cinesi, studiato dai monaci del tempio successivamente alla gru, al serpente, alla tigre e al leopardo. Si tratta di uno stile peculiare (anche se più che stile dovremmo parlare di principi e teorie, in quanto non esiste un vero e proprio stile del drago – ndr), di cui ci parla sifu Luca Mastini, maestro presso il Centro Studi Kung Fu Spoleto:
«Il drago, secondo il pensiero filosofico cinese, è un animale sacro. Si tratta di una figura benevola e molto potente. A lui vengono attribuiti il cambio delle stagioni e i fenomeni naturali come piogge e terremoti. Essendo un animale mutevole, che può cambiare le sue sembianze, incarna il significato di dualità e di protezione. Diversamente dall’occidente, dove è considerato come un distruttore, in Cina ha il significato opposto, venendo venerato come simbolo di benevolenza e spiritualità. Il drago in se racchiude tutti gli altri stili dei cinque animali. Lavora sia con l’artiglio che con il palmo. Diversamente dall’artiglio della tigre, che va a strappare e tirare, quello del drago va a stringere, o con tre o con cinque dita. I movimenti sono più diretti, per esempio, da quello del serpente. Si tratta di un armonia tra i vari stili, che da al drago un essenza propria. La spiritualità e il lavoro interiore saranno molto forti nel praticante, il quale dovrà trovare, sia interiormente che esteriormente la perfetta armonia».
Con questo articolo si chiude il ciclo dedicato ai quattro animali (più il drago) studiati da monaci del tempio Shaolin e che sono insite all’origine delle arti marziali cinesi, ma che rappresentano anche una delle prime testimonianze dell’osservazione meticoloso a metodologica degli animali nel loro habitat naturale.
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