Il Puma orientale (Puma concolor couguar) è stato dichiarato ufficialmente estinto. L’annuncio è arrivato dall’US Fish and Wildlife Service, che ha anche spiegato che la rimozione del felino dalla lista delle specie a rischio avverrà il prossimo 22 febbraio.
Non si vede da 80 anni
L’ultimo avvistamento del Puma orientale risale al 1938, quando un individuo della specie era stato catturato da un cacciatore del Michigan. Da allora non si era più visto, tanto che nel 2011 era stata avanzata l’ipotesi che l’animale potesse essere estinto.
Questa sottospecie di Puma aveva il suo habitat sugli Appalachi e lungo le pianure costiere della Georgia, delle Carolina e della Virginia. Inoltre, il suo areale di distribuzione includeva anche le grandi pianure dell’Illinois e la zona collinare del Tennessee. Capace di adattarsi anche agli ambienti ostili, il Puma orientale era presente anche in Ontario e in Michigan.
Era considerata la più piccola sottospecie di puma, con un peso che oscillava tra i 35 e i 70 chilogrammi.
Le cause del declino
Secondo l’agenzia federale le cause del declino della popolazione di Puma orientale sono da imputare alle attività antropiche. Un tempo, infatti, questo felino era il più diffuso sul continente americano. Il declino è cominciato già nella prima metà del secolo scorso, aggravato anche dalla caccia e dalla costante riduzione dell’habitat naturale della specie.
Il lato positivo
Secondo alcuni, però, l’ufficializzazione dell’estinzione del Puma orientale rappresenta una buona notizia per la biodiversità.
È la tesi sostenuta da Michael Robinson del Centre for Biological Diversity. «L’ufficializzazione dell’estinzione di questa specie ci permette di inserire nella zona individui di Puma occidentale (Puma concolor). La presenza di grandi carnivori nella zona è, infatti, fondamentale per il mantenimento dell’equilibrio della popolazione di cervi che, in assenza di predatori, rischiano di aumentare a dismisura, non senza pesanti ripercussioni su tutto l’ecosistema».
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