Il Re di quaglie (Crex crex) è un uccello molto particolare che in Italia occupa i territori delle aree prealpine, subordinando la sua presenza alle praterie e agli sfalci regolari delle stesse. Appartiene alla famiglia dei Rallidi, lo stesso di porciglioni, folaghe e gallinelle d’acqua.
È una specie molto rara e localizzata, in particolare sulle Alpi orientali dove si rinviene tra gli 800 e i 1.300 metri di altezza. Globalmente si possono stimare poche centinaia di maschi territoriali e, sebbene in passato si ritenesse essere una specie nidificante nella Pianura Padana, oggi la sua presenza è minacciata.
Lo sfalcio dei prati, una minaccia molte specie di uccelli
L’intensificazione della gestione del territorio ha causato il declino di molte specie di uccelli delle praterie: i Re di quaglie nidificano negli incolti erbacei e sono principalmente minacciati dalle operazioni di sfalcio, che possono causare la perdita del nido, la riduzione della disponibilità di cibo e addirittura la loro uccisione.
Al di fuori degli areali alpini orientali la sua osservazione è quasi sempre legata a fenomeni di migrazione e svernamento anche se sono stati trovati siti riproduttivi anche in altre Regioni.
Le province di Belluno e Vicenza sono probabilmente le più interessate dalla presenza del Re di quaglie.
La ricerca tedesca sulla dieta del Re di quaglie
Un interessante studio condotto da un team tedesco, capitanato da Susanne Arbeiter e pubblicato sulla rivista scientifica Ardea, ha permesso di analizzare la composizione della dieta di questo Rallide, ottenendo importanti elementi utili alla conservazione di una specie tra le più sensibili su scala europea.
Sono stati indagati i campioni fecali in una pianura alluvionale fluviale nella Germania nord-orientale.
I rilevamenti sono stati confrontati con una serie di campionamenti tesi a stabilire l’abbondanza di invertebrati terrestri nel medesimo territorio.
Le fonti di cibo più frequenti erano insetti dell’ordine dei Coleotteri (43%), di cui un terzo apparteneva alla famiglia dei Carabidi, seguiti da lumache, larve di coleottero, ragni e lombrichi.
La lunghezza della preda era in media di 11,2 mm e le specie di gasteropodi e i grandi coleotteri (superiori ai 10 mm) sono stati consumati più spesso rispetto alla loro disponibilità nei siti di cattura dei re di quaglie.
Le misure di protezione
I risultati dell’indagine suggeriscono che la falciatura a rotazione con intervalli di due o tre anni favorirebbe la presenza degli invertebrati. Inoltre, la presenza di aree rifugio non tagliate e periodi di falciatura ritardati possono mitigare gli effetti negativi della falciatura annuale sugli invertebrati delle praterie e incrementare le potenziali prede del Re di quaglie nei prati alluvionali.
Sviluppo edilizio, sfruttamento antropico e rarefazione degli ecosistemi hanno portato questa specie sull’orlo dell’estinzione locale in molte nazioni. Un ragionato piano di interventi potrebbe invertire la tendenza e frenare questo declino, aiutando i re di quaglie a riprendersi.
Speriamo quindi di tornare ad ascoltare anche nella praterie alpine questi meravigliosi uccelli cantori, che con le loro curiose vocalizzazioni allietano le serate estive.
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