Ascoltate, o signori. La teoria di Darwin non ha nulla di allarmante. Vi fu chi trovò eterodossa questa teoria, ortodossa la teoria contraria; ebbene, si potrebbero forse invertire le partite, ma io non voglio suscitare ora questo vespaio; io mi limiterò a perorare per la libertà della discussione, e a dire che ogni teoria di filosofia naturale deve essere giudicata in sé, co’ suoi propri criteri, non per quelle precipitate illogiche deduzioni che possono presentarsi alla mente di taluno. Bisogna avere fiducia nella scienza.
Filippo De Filippi (1814-1867), originario di Pavia, fu uno dei più celebri e importanti zoologi del XIX secolo in Italia. Fu anche medico, esploratore, docente universitario e, nondimeno, uno dei più ferventi sostenitori del darwinismo nel nostro paese, diffondendo il pensiero del padre dell’evoluzionismo alla pari dei suoi primi traduttori, Giovanni Canestrini, Francesco Bassani e Michele Lessona.
Come zoologo ebbe una lunga e variegata carriera che lo portò a occuparsi di pesci, insetti, rettili e molluschi; si occupò anche di embriologia, anatomia comparata, sistematica, geologia; celebre fu il suo saggio “Delle funzioni riproduttive degli animali”, pubblicato nel 1850. Ma non fu solo un grande studioso, fu anche un coraggioso esploratore. Nel 1862 fu a capo di una spedizione scientifica e diplomatica nel regno di Persia, da cui derivarono alcuni articoli e un saggio sulla natura di quelle terre. Nel 1866, dopo essere stato eletto senatore del Regno d’Italia, De Filippi partecipò a una spedizione scientifica sulla nave “Magenta”. Era una spedizione estremamente importante a livello politico, dato che per la prima volta una nave militare italiana era destinata a compiere la circumnavigazione del globo. Lo scopo principale della missione, guidata dal capitano Vittorio Arminjon, era di stringere un accordo commerciale con Giappone e Cina per liberalizzare l’allevamento dei bachi da seta. Partita da Rio de Janeiro, la spedizione toccò Montevideo, Giacarta, Singapore, Saigon, Yokohama, Shanghai e Pechino, fino ad arrivare a Hong Kong. Qui purtroppo De Filippi contrasse una grave malattia al fegato che lo uccise il 9 febbraio del 1867, a soli 52 anni.
De Filippi abbracciò il concetto di trasmutazione delle specie, l’idea che le specie potessero modificarsi fino a generarne di nuove, prima ancora di venire a conoscenza de “L’origine delle specie” di Darwin. Si interessò così all’applicazione delle teorie evoluzioniste sull’uomo. Memorabile di De Filippi fu in tal senso la sua conferenza “L’uomo e le scimie”, tenuta a Torino la sera dell’11 gennaio 1864. In essa, lo zoologo pavese raccontò ed esaminò nel dettaglio i punti in comune e le differenze tra l’uomo e le altre scimmie antropomorfe per affermare, con il sostegno di testimonianze fossili e anatomiche, l’origine comune di uomini e altri primati. La conferenza brillò, oltre che per la bellezza e l’eleganza dei termini, anche per una moderazione nel tono e un rispetto delle opinioni altrui davvero ammirevole. De Filippi peraltro ben sapeva l’enorme polverone sollevato dallo stesso dibattito in Inghilterra, per merito in buona parte di Thomas Henry Huxley, il celebre “Mastino di Darwin”.
In ogni caso, questo intervento memorabile accese il dibattito sul darwinismo e sul ruolo dell’uomo nella natura anche in Italia. Per i più curiosi, il testo integrale della conferenza, nel suo affascinante italiano ottocentesco, è disponibile a questo indirizzo. E, così come la citazione in apertura mostra la bellezza dell’eloquio del grande scienziato, così l’incipit di quella celeberrima conferenza è uno splendido riassunto di un’esistenza dedicata all’esplorazione, alla ricerca della conoscenza e allo studio delle bellezze della natura:
La infinitamente bella e grande varietà di forme di piante e di animali che popolano ora la superficie della terra, non è apparsa tutta insieme d’un sol getto, ma è stata preceduta da una successione di altre forme diverse, di altri mondi di viventi, che hanno lasciate, a documento della loro passata esistenza, spoglie più o meno complete negli strati della corteccia terrestre.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com