È finito il periodo in cui sfoggiare pellicce era considerato uno status symbol.
A decretare la definita uscita di scena delle pellicce è la crescente sensibilità dei consumatori in tema di benessere e diritti degli animali. Un cambiamento che non è sfuggito ai big della moda i quali, al fine di catalizzare il consenso dei clienti,hanno compiuto la virata fur free.
Sempre meno animali
La crisi del settore si riflette anche nel calo degli animali allevati e, in particolar modo, dei visoni: se nel 2014 erano 80 milioni i visoni allevati in tutto il mondo, oggi sono poco meno di 40 milioni. Un dimezzamento destinato ancora a decrescere: secondo le previsioni dell’associazione Essere Animali, nel 2020 saranno 24 milioni gli animali di questa specie allevati per la produzione di pellicce.
Prezzi al ribasso
Il crollo della domanda ha avuto ripercussioni anche sul prezzo finale: dal bilancio 2018 della casa d’asta scandinava Saga Furs, una delle più importanti del mondo, si nota che il prezzo delle pelli di visone e di volpe è calato rispettivamente del 24% e del 20% rispetto al 2017.
«Come si può intuire, questo avviene in quanto le pellicce non sono più così facili da vendere, segno che i consumatori hanno smesso di apprezzarle come una volta», commenta Essere Animali.
Il calo dei prezzi delle pellicce va di pari passo con la diminuzione della produzione, in discesa dal 2014. Si stima, infatti, che nel 2018 ci sia stata una riduzione del 20% nella produzione di pellicce di visone rispetto al 2017. Quelle di volpe rossa sembrano invece avere avuto un andamento costante, mentre la produzione delle pellicce di volpe blu finlandese è diminuita del 15-20%.
Il ritardo dell’Italia
In Europa già 12 stati hanno deciso di chiudere gli allevamenti di animali destinati alla produzione di pellicce. In questo scenario il ritardo normativo dell’Italia appare ancor più anacronistico.
«Nel nostro Paese ogni anno vengono uccisi 160mila animali – spiega l’associazione animalista –. Attualmente in Parlamento sono depositate ben due proposte di Legge per il divieto dell’allevamento di animali da pelliccia, ma non sono ancora state discusse».
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