L’olandese Frans de Waal può essere tranquillamente considerato come uno dei più famosi e importanti etologi della nostra epoca. I suoi studi seminali sul comportamento dei primati, in particolare sulla più grande comunità di questi animali in cattività nello zoo olandese di Arnhem, rappresentano ancora adesso un punto di partenza per tante nuove ricerche di primatologia e sono alla base di buona parte delle nostre conoscenze su come le società delle scimmie antropomorfe siano strutturate. Anche il pacifico bonobo, che basa buona parte del suo tessuto sociale sulla convivenza in armonia e sulla sessualità come mezzo per risolvere i conflitti, deve buon parte della sua notorietà presso il grande pubblico ai libri e agli articoli che de Waal ha pubblicato negli anni per descrivere il suo stile di vita.
Fra i tanti temi trattati dalle sue opere, alcuni sono interessanti non solo in ambito zoologico: offrono infatti ampi spunti di approfondimento e di discussione sulle origini biologiche del comportamento umano. Se infatti con il suo primo importante libro, “La politica degli scimpanzé”, Fransde Waal ha iniziato ad approfondire il tessuto sociale dei nostri parenti prossimi, con alcuni suoi lavori successivi come “Naturalmente buoni”, “Primati e filosofi” e soprattutto con “L’età dell’empatia” la ricerca di punti in comune nel comportamento di uomini, bonobo e scimpanzé ha toccato vari punti, come la compassione, la pacificazione e la capacità di appianare le divergenze, la moralità: «Essendo sistematicamente più brutali degli scimpanzé e più empatici dei bonobo, siamo di gran lunga la scimmia più bipolare. Le nostre società non sono mai completamente pacifiche, mai completamente competitive, mai governate da puro egoismo e mai perfettamente morali».
Anche il recente “Il bonobo e l’ateo” ha affrontato un aspetto importante della nostra società, ossia la spiritualità e le sue possibili origini biologiche. Nondimeno, con la sua ultima opera “Siamo così intelligenti da capire l’intelligenza degli animali?” ha fatto il punto sui limiti dell’indagine delle capacità cognitive degli animali, sottolineando come, sia per approcci sensoriali diversi sia per cervelli e caratteristiche fisiche troppo differenti, non potremo mai del tutto capire quale sia l’intelligenza delle altre specie. E forse la nostra arroganza ha finora giocato un peso importante: «Ricordo ancora certi dibattiti surreali tra scienziati che, negli anni Settanta, liquidavano la sofferenza degli animali come una questione stucchevole. Tra i severi ammonimenti contro l’antropomorfismo, il punto di vista allora dominante era che gli animali non fossero altro che robot, privi di sentimenti, pensieri ed emozioni», ha affermato lo scienziato olandese, oggi in forza alla Emory University di Atlanta. Ironia e acume non sono mai mancati ai suoi lavori e, a sottolineare questo suo talento narrativo, la sua pagina Facebook, dove vengono condivisi ogni giorno articoli, notizie e fotografie del mondo animale, è oggi seguita da oltre mezzo milione di persone. La sua divertente conferenza di TED sulla moralità, vista da milioni di persone, è diventata virale in questi ultimi anni ed è un buon riassunto della sua visione sul mondo animale e sui tanti punti in comune che abbiamo noi uomini con le altre specie. Tra questi un senso di giustizia e moralità che, come sottolinea Frans de Waal, non può che avere radici biologiche ed essere quindi insita in noi.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com