Già alcuni mesi fa, nell’ambito di un’indagine The Donkey Sanctuary – l’ente di beneficenza inglese fondato nel 1969 da Elisabeth Svendsen per ospitare e curare asinelli maltrattati o abbandonati –aveva lanciato l’allarme sul crescente commercio di pelle d’asino e sul suo “prezzo”. Un prezzo salato che stanno pagando soprattutto gli asini. Oggi, a seguito di questa inchiesta, sono arrivati i primi risultati che mettono in luce le reazioni dei diversi paesi di fronte al problema.
Da un lato ci sono nazioni come Chad, Uganda, Botswana e Ghana che hanno preso una posizione netta contro questo traffico facendo chiudere i mattatoi o bloccandone l’apertura, dall’altro però sono emersi elementi preoccupanti. In Cina, infatti, come ha ammesso lo stesso governo, i dati di questo commercio non sono attualmente sostenibili e la popolazione di asini è crollata in pochi anni da 6 milioni (era di 11 milioni negli anni 90) a 3 milioni di esemplari.
In questo paese, come tutti sappiamo, il più grande motore del commercio di parti di animali è la medicina tradizionale che ha mandato sull’orlo dell’estinzione tigri e rinoceronti. E anche gli asini rischiano la stessa sorte per questo motivo. Una volta bollite, infatti, e convertite in gelatina le pelli vengono utilizzate nella preparazione dell’ejiao, antichissimo rimedio che, secondo la tradizione locale, migliorerebbe la circolazione del sangue e curerebbe diversi disturbi, dall’insonnia al mal di testa, dalla tosse secca alle vertigini fino alle emorragie, per non parlare delle sue proprietà anti-invecchiamento. Circa 2 mila anni fa questo rimedio veniva impiegato esclusivamente dalla famiglia imperiale mentre oggi è utilizzato da tutta la classe media: un numero in continua crescita. Dopo aver consumato la popolazione cinese di asini, l’attenzione del commercio di pellame si è spostata verso l’Africa dove, fino a pochi anni fa, questi animali non se la passavano poi male ed erano abbondanti. La domanda di pelli dal continente africano è cresciuta così vertiginosamente da indurre alcuni paesi dell’area occidentale a bloccare l’esportazione. Oltre al danno ecologico, infatti, il commercio di pelli rischiava di penalizzare anche le piccole comunità rurali dove il trasporto di materie prime avviene ancora a groppa d’asino, creando loro un danno sociale ed economico consistente.
Non sono mancate inchieste giornalistiche, pressioni, proteste di associazioni ambientaliste e sequestri di pellami illegali in tutto il mondo che hanno aumentato l’attenzione dell’opinione pubblica verso questo traffico, ma ancora tanto è da fare anche perché il mercato illegale – come sempre – continua a prosperare sottobanco. Inoltre, pare, che anche l’Australia abbia iniziato a esportare pelli di questi animali. Un segnale preoccupante che fa ben capire come la richiesta di questi prodotti sia ancora alta.
The Donkey Sanctuary e altre associazioni come il nostro Rifugio degli Asinelli a Sala Biellese, in Piemonte, creato proprio dall’associazione inglese, operano per sensibilizzare su questo tema e su tutti i casi di maltrattamento verso questi equini, animali che convivono con l’uomo da tempi immemori rappresentando spesso un grandissimo aiuto pratico. Ma gli asini sono molto più che semplici “aiutanti” dell’essere umano, sono creature intelligenti e sensibili che creano legami profondi tra loro e si sono rivelati particolarmente validi anche per la pet therapy con bambini, anziani e portatori di disabilità. Chi avesse voglia di approfondire può, per esempio, partecipare all’evento mensile del Grooming Day del Rifugio degli Asinelli, nato per favorire la conoscenza degli asini e per agevolare il contatto tra equini e visitatori. Prossimo appuntamento il 29 ottobre dalle 11 alle 16.
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