Mezzi pubblici gratis per combattere l’inquinamento. Non è la solita promessa elettorale di un fantasioso politico italiano. Anche perché da noi nessuno si sognerebbe mai di cercare voti promettendo aria più pulita. L’idea arriva dalla Germania, la patria mondiale delle automobili.
Sono numerose le città tedesche che – al pari di tante italiane, francesi e di altri Paesi europei – non sono riuscite a riportare entro il termine del 30 gennaio le emissioni nocive nei limiti previsti dagli standard comunitari. La violazione potrebbe costare sanzioni economiche pesanti. Intanto il commissario europeo all’Ambiente, il maltese Karmenu Vella, ha concesso ancora tempo a patto però che i governi sottopongano un piano convincente per ridurre l’inquinamento.
L’Italia ha fatto il compitino limitandosi a riproporre la Strategia Energetica Nazionale approvata lo scorso novembre. Peccato che, come lamentano le associazioni ambientaliste, mancano ancora i decreti attuativi e oltre venti associazioni operanti nel settore delle rinnovabili hanno bollato il documento come inattuabile.
Viaggiare senza biglietto
La Germania, invece, ha proposto di abolire il biglietto per i mezzi pubblici. Il servizio gratis dovrebbe essere sperimentato entro la fine dell’anno in cinque città: Essen, Bonn, Mannheim, Herrenberg e Reutlingen. I Comuni e le aziende di trasporto pubblico hanno manifestato preoccupazione per l’impatto economico di una simile decisione, ma il governo tedesco si è impegnato a coprire il buco che si aprirebbe nei bilanci, le prime stime parlano di 13 miliardi di euro.
A Milano la proposta per alzare i prezzi
Attendiamo di vedere cosa riusciranno a fare, ma sembrano davvero determinati. Impossibile a questo punto non pensare alla recente decisione del Comune di Milano di aumentare da 1,50 a 2 euro il costo del biglietto per bus, tram e metrò. L’ultimo aumento, da 1 euro a 1,50 euro, risale al 2011. In sostanza in meno di un decennio il costo raddoppierà.
A Milano i mezzi pubblici funzionano. Discretamente se il raffronto è con altre metropoli europee, più che bene se il paragone è con alcune grandi città italiane.
A Milano l’aria è spesso irrespirabile e le politiche sulla mobilità messe in campo negli ultimi anni hanno sortito pochi effetti. È vero che in centro circolano meno automobili rispetto al recente passato, ma al di fuori della cosiddetta “Cerchia dei Bastioni” la situazione è pressoché immutata.
Le soluzioni tese a ridurre il traffico privato, quali l’Area C, il car sharing, qualche nuova pista ciclabile o le corsie preferenziali per tram e bus, convivono con scelte d’indirizzo opposto, come i parcheggi a pagamento in prossimità dei capolinea delle linee metropolitane e un sistema tariffario assurdo e antiquato che comporta un esborso di 2,50 euro a tratta per chi abita appena a ridosso dei confini comunali, cioè una fiumana di cittadini che ogni giorno percorrono solo pochi chilometri per andare a Milano a lavorare. Simili provvedimenti disincentivano l’uso dei mezzi pubblici, anziché favorirlo. E non occorrono studiosi ed esperti per capirlo.
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