Per gli studiosi del mare si chiama Percnon gibbesi, ma il suo nome comune è granchio corridore atlantico, un nome che rispecchia la sua straordinaria capacità di diffusione. Originario delle coste orientali americane, dalla Florida al Brasile (ma si ritrova anche su quelle del versante del Pacifico, anche se non tutti sono d’accordo nel considerarla la stessa specie), questo colorato granchio – che qui vediamo immortalato da Fabio Russo – ha progressivamente attraversato l’Atlantico. Lo ha fatto sfruttando, sia le acque di zavorra delle navi, sia le correnti oceaniche che sono una comoda via di diffusione per le specie che hanno, come nel caso di questo granchio, larve resistenti. Sia come sia, il granchio alieno (inteso come specie non indigena) è stato individuato per la prima volta nel 1999 nelle acque dell’isola di Linosa da cui ha progressivamente iniziato la sua invasione del Mediterraneo, colonizzando in gran numero tutte le coste della Sicilia, della Calabria, della Campania e della Sardegna spingendosi sino alla Toscana con segnalazioni in Puglia, Grecia e Turchia.
La sua sempre più ampia diffusione lo rende ormai un avvistamento relativamente frequente anche da chi esplora il mare con maschera e pinne, grazie al fatto di trovarsi in acque decisamente superficiali e alla sua colorazione inconfondibile. Questo granchio, infatti, è riconoscibile per il carapace (il guscio) schiacciato, tendenzialmente esagonale, sottile, dalla colorazione bruna-aranciata con disegno geometrico caratteristico di colore turchese e arancio che diventa bianco sul ventre. Le sue zampe sono lunghe, appiattite, munite di una serie di spine uncinate, dello stesso colore del carapace con presenza di bande alternate chiare e di color arancio nei pressi delle articolazioni, con piccole macchie blu intenso in prossimità del carapace. Le chele nelle femmine sono piccole, più grandi e disuguali nei maschi.
Indubbiamente favorito dal riscaldamento del Mediterraneo e dalla mancanza di competitori, il nostro granchio corridore atlantico si è adattato benissimo al suo nuovo mare dove predilige le coste rocciose ricche di anfratti in cui si infila agilmente sfruttando il suo corpo appiattito e scomparendo rapidamente alla vista. Sembra, tuttavia, che con il tempo la specie stia perdendo la sua iniziale diffidenza dato che è sempre più facile vederla davanti alle tane anche grazie alle dimensioni di tutto rispetto che, tra carapace e zampe, possono superare i 10 cm di larghezza.
La rapida espansione e la colonizzazione delle coste del Mediterraneo e dell’Italia insulare è stata agevolata non solo dalle capacità di adattamento della specie alle nuove condizioni ambientali, ma anche dalle sue abitudini alimentari che l’hanno portata ad occupare una nicchia ecologica libera. Infatti, il Percnon è prettamente erbivoro (mangia alghe) al contrario degli altri granchi mediterranei, generalmente detritivori o carnivori, per cui non entra in competizione con specie autoctone come Eriphia verrucosa e Pachygrapsus marmoratus, che condividono lo stesso habitat. Questo aspetto della sua biologia andrà però attentamente monitorato perché non mancano segnalazioni da parte di acquariofili che hanno osservato grossi corridori atlantici intenti a cibarsi di pesci. Insomma, occhio perché l’occasione fa il Percnon carnivoro!
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