Il Primo conflitto mondiale fu una guerra di strategie, nel corso della quale furono impiegate nuove tecnologie. Ma fu soprattutto una guerra di uomini, baionette e trincee. Coinvolse oltre 65 milioni di soldati provenienti da 30 Paesi. In 1569 giorni, tra il 28 luglio 1914 e l’11 novembre 1918, l’Europa bruciò un’intera generazione. Sulle battaglie terribili che si combatterono in quegli anni sono state scritte alcune pagine memorabili.
Fra i titoli più noti figura certamente Addio alle armi (A Farewell to arms)di Ernest Hemingway. Romanzo d’amore e di guerra, in parte autobiografico, scritto nel 1929, fu pubblicato in Italia solo nel 1948. Il regime fascista lo riteneva sconveniente per la descrizione della disfatta di Caporetto e un certo antimilitarismo, assai esplicito nella sua indimenticabile prefazione: “Siccome di guerre ne ho fatte troppe, sono certo di avere dei pregiudizi, e spero di avere molti pregiudizi. Ma è persuasione ponderata dello scrittore di questo libro che le guerre sono combattute dalla più bella gente che c’è, o diciamo pure soltanto dalla gente, per quanto, quanto più ci si avvicina a dove si combatte e tanto più bella è la gente che si incontra; ma sono fatte, provocate e iniziate da precise rivalità economiche e da maiali che sorgono a profittarne”.
Un grande ritratto del romanziere americano campeggia al Museo di Caporetto (Kobarid). Ma nei giorni della celeberrima battaglia, Hemingway in realtà stava ancora negli Stati Uniti; sarà in Italia e in Slovenia solo nel 1918. Eppure chiunque abbia letto il libro, si è fatto l’idea che abbia vissuto e visto con i propri occhi gli orrori e le sofferenze della tragica ritirata.
La sua descrizione di Caporetto appartiene alla memoria letteraria universale: era “un villaggio bianco con un campanile giù nella valle” scrisse, “un villaggio piccolo e lindo con una bella fontana giù nella piazza”. La campana rintocca ancora le ore, mentre la fontana non c’è più, ma questa tranquilla cittadina non appare molto cambiata da allora.
Oggi molti turisti arrivano a Kobarid per ricordare quegli avvenimenti. Ma quello nato nel centro del paese non è un museo di guerra, è dedicato piuttosto all’uomo e al suo disperato grido contro la guerra.
Solo una ventina di chilometri più a nord c’è Bovec, un centro sportivo circondato da alte vette, situato tra i fiumi Soča e Koritnica, dove ora è possibile dedicarsi a escursioni a piedi, gite in mountain bike, kayak e sci.
Per scoprire questo nuovo itinerario sui sentieri storici della Prima guerra mondiale e fra le bellezze naturali slovene, vi diamo appuntamento alla prossima puntata.
Puntata precedente: Carlo Emilio Gadda ed Erwin Rommel
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