Per il ciclista totale (12mila km all’anno), gli spostamenti del quotidiano (e non solo) assumono significato particolare. Una distanza superiore a 20-25 chilometri può arrivare a possedere i connotati dell’avventura. L’angolo di visuale è molto diverso da quello che contraddistingue il cittadino medio, di solito automunito. Un percorso mai fatto prima, una meta mai sperimentata divengono nuovo cimento per la pedalata: controllare l’itinerario, calcolare con precisione i tempi, prevedere eventuali intoppi…
Ne deriva un approccio altro anche nei confronti del viaggio. Da un lato, il profondo radicamento e la totale affezione al proprio universo – unite, va da sé, ad impegni personali costanti – giocano un ruolo importante. Dall’altro, un trasferimento acquisisce per il sottoscritto un valore pieno e profondo, tanto da non poter essere liquidato – come vuole la attuale disponibilità di mezzi di trasporto per ogni dove – quale facile, immediato e scontato passaggio. E ancora: quale viaggio? Taglio naturalistico? Escursionismo puro su sentieri per lunghe traversate? Ricerca di paesaggi ed elementi storico-culturali? Ne deriva una sorta di idiosincrasia per il viaggio, cui non sono estranee note che avvicinano lo scrivente al proverbiale asino di Buridano.
Esistono tuttavia altri modi di spostarsi per lo spazio. Deciso contrappunto alla suddetta idiosincrasia è la attrazione per idiomi e parlate. Il risuonare nella mente e nella bocca di lingue – e, talora, dialetti, tra il bavarese e lo scozzese – d’oltre confine permette di avvicinare contrade lontane. Per i più un malfunzionamento della laringe, l’olandese ha invece per le orecchie dello scrivente fonemi tanto gradevoli da metterlo al primo posto in una ideale classifica. E il destino di mette inattesa ciliegina, essendo le terre neerlandesi patria riconosciuta delle due ruote.
Fiets è il vocabolo, tra il Brabante e Groningen, che vale l’italico bicicletta. La “s” finale risuona un poco come per i sudditi della corona inglese di verde età: sorta di processo ontogenetico, avendo inglese ed olandese origine più che comune? Ai glottologi la sentenza. Per i linguisti, la derivazione del termine costituisce ancora un problema. Tra le ipotesi, una corruzione del francese “vitesse” (velocità). Ma queste sono altre storie. Per chi pedala, rimane il quotidiano esercizio per mente e bocca, nel ripetersi suoni ed espressioni, durante gli spostamenti. E il farsi scappare, ebbene sì, qualche “pas op” (attenzione), come neanche a Delft o a Molenbeek, quando un incauto pedone intercetta la traiettoria del velocipede. E su tutto, la bici, quale eccentrico catalizzatore.
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