I cuccioli, dell’età dichiarata oppure no, realmente vaccinati contro la rabbia e le principali malattie o no, continuano a riempire le vetrine dei negozi, ma anche gli annunci sui siti specializzati.
Ancora una volta la tecnica è cambiata, sono diminuite le importazioni fatte con grandi furgoni carichi di cani identificati e dotati di passaporto europeo, magari contenente dati non veritieri su età e vaccinazioni per fare aumentare i trasporti di piccoli quantitativi di cuccioli, senza documenti né microchip, consegnati nelle stazioni di servizio delle autostrade ai privati oppure portati a domicilio.
In altri casi destinati a negozi che li venderanno come cani nati in Italia, in modo da non avere problemi se risulteranno avere solo sessanta giorni.
I cuccioli nati qui possono essere venduti se hanno almeno due mesi, mentre quelli di importazione ne dovrebbero avere quasi quattro. Ma sarebbero troppo grandi per trovare acquirenti e in poco tempo diventerebbero invendibili oppure dovrebbero essere ceduti a prezzi di saldo. Una situazione che non piace ai commercianti, tanto che molti grossisti si offrono di sostituire i cani che non vengano venduti. Un’indagine seria e capillare sulla fine di questi animali e sul loro destino non risulta ancora essere stata fatta in modo sistematico.
I servizi veterinari pubblici fanno pochi controlli sulle anagrafi e spesso questi vengono compiuti solo in caso di morsicature, denunce o eventi avversi. Ma non c’è un controllo sistematico delle posizioni di commercianti e allevatori, veri o presunti, se non durante le poche operazioni di polizia che quasi sempre portano a individuare in questo commercio una serie di reati, anche molto gravi. Uno dei reati che viene commesso con maggior frequenza senza essere perseguito, per ragioni davvero insondabili visto che sarebbe molto semplice da accertare, è la vendita come cani di razza di cuccioli che sotto il profilo giuridico sono soltanto somiglianti a cani di razza. Per poter essere definito di una determinata razza infatti un cane, poniamo un bulldog francese che è fra le razze più richieste, deve avere un pedigree che attesti che il cane è nato da due genitori anche loro iscritti all’ENCI come riproduttori o ad altro ente europeo riconosciuto.
Senza pedigree, secondo il decreto legislativo 529/92, ci troviamo di fronte non a un cane di razza ma a un meticcio, con una somiglianza più o meno marcata con un vero bulldog francese. Che quindi non potrebbe essere messo in commercio con denominazioni che ingannino gli acquirenti e definito come cane di razza, pena una sanzione amministrativa ma anche una denuncia per frode in commercio e truffa aggravata.
Eppure nonostante la legge sia molto chiara (come indica il sito di ENCI) i negozi di animali mettono in vendita cuccioli, che non potrebbero essere definiti di razza, senza avere problemi, spesso anche con l’utilizzo di documenti falsi oppure promettendo il rilascio del pedigree in un secondo tempo e dietro compenso.
Se ci fossero maggiori controlli anche in tal senso si contribuirebbe a limitare la vendita di cuccioli della tratta, garantendo, nel contempo, anche una sicurezza sanitaria troppe volte assente.
(continua…)
Leggi qui:
Indagine sul traffico di animali / 1
Indagine sul traffico di animali / 2
Indagine sul traffico di animali / 3
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