La petizione lanciata dalla Lav ha raccolto, nel giro di pochi giorni, oltre 40mila firme, segno di un dibattito che tocca in prima persona le coscienze e la sensibilità di molti cittadini.
La ricerca “LIGHTUP – Turning the cortically blind brain to see” – per la quale la facoltà di psicologia di Torino ha ottenuto l’autorizzazione e il finanziamento ha riportato al centro del dibattito nazionale la sperimentazione animale.
Cosa accadrà ai macachi
L’esperimento, che potrà godere anche di finanziamenti della Comunità Europea, vedrà coinvolti l’ateneo di Torino e l’Università di Parma, dove i macachi sono stabulati.
Lo studio durerà 5 anni e avrà come obiettivo quello di validare procedure riabilitative che permettano il recupero della vista a pazienti ciechi in seguito a una lesione al cervello.
Secondo quanto riferito dalla Lav, i sei macachi coinvolti nella sperimentazione verranno prima sottoposti a un training durante il quale, quasi ogni giorno, per ore, verranno immobilizzati su delle sedie e costretti a riconoscere delle immagini. Dopo questa fase verranno resi ciechi.
La perplessità della LAV
A detta della la Lega Anti Vivisezione si tratta di un’inutile crudeltà, che non garantisce alcun risultato.
«Secondo quanto leggiamo su alcuni organi d’informazione, uno dei ricercatori si è affrettato a dichiarare che il cervello non ha recettori del dolore, di per sé non è un organo sensibile – commenta Michela Kuan, responsabile Lav Area Ricerca senza Animali –. Allora perché mai anestetizzare i pazienti negli interventi al cervello? Se fosse indolore, avremmo volontari che si sottopongono a operazioni a cranio aperto completamente svegli! In ogni caso, la procedura è stata classificata come grave, come ammette lo stesso ricercatore, quindi se è stata classificata come una sperimentazione col più alto grado di dolore, come si può dire che non soffrono?».
La Lav ha poi posto l’attenzione sul fatto che i test sugli animali, secondo i dati del National Center for Advancing Translational Sciences (NCATS), falliscono nel 95% dei casi.
La risposta di ricercatori
Immediata è arrivata la risposta dei ricercatori che lavorano la al progetto. «Contrariamente a quanto riportato nel testo della petizione gli animali non verranno resi ciechi – spiega il team di ricerca –. Sarà invece prodotta una macchia cieca, circoscritta a una zona di pochi gradi del loro campo visivo e limitata a un solo lato. Come hanno dimostrato numerosi studi precedenti, questa operazione ha un impatto minimo e l’animale resterà in grado di vedere e spostarsi normalmente nell’ambiente, alimentarsi e interagire con i propri simili. Inoltre, il cervello non è un organo sensibile e non ha recettori per il dolore. Prima di proporre la riabilitazione ai pazienti, è necessario che i meccanismi neurali alla base del recupero della vista siano studiati sull’animale, e le procedure riabilitative valutate rispetto alla loro efficacia e sicurezza».
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