Ancora focus sui cambiamenti climatici quali causa di estinzioni di specie animali nell’antichità. La nuova scoperta, risultato di uno studio del Dipartimento di Scienze della Terra della Sapienza, pubblicato sulla rivista Quaternary Science Reviews, riguarda la iena gigante dal muso corto Pachycrocuta brevirostris, super-predatore diffuso in Europa durante il pleistocene, che si è estinto circa 800 mila anni fa.
Con un peso probabilmente superiore ai 100 chilogrammi, è stata la iena più grande mai esistita, ma anche uno dei nemici più temibili che si trovarono ad affrontare le prime popolazioni di ominidi avventuratesi fuori dall’Africa.
Contrariamente a quanto si è sempre pensato, non è stata però la competizione tra i due gruppi, che sfruttavano entrambi le ossa come risorsa alimentare, a determinare l’estinzione della iena gigante.
Quest’ultima in realtà non fu in grado di far fronte ai cambiamenti climatici e ambientali che avvennero durante la transizione tra Pleistocene Inferiore e Pleistocene Medio, un periodo che vide acuirsi l’intensità delle fluttuazioni tra intervalli glaciali e interglaciali, dando poi inizio all’era glaciale.
Allora diversi carnivori specializzati, come le tigri dai denti a sciabola, andarono in declino o si estinsero, mentre si diffusero specie nuove e più adattabili. Uno degli eventi più caratteristici del rinnovamento faunistico avvenuto in quel pediodo è stato proprio l’avvicendamento tra Pachycrocuta brevirostris e altre iene, come la iena macchiata Crocuta crocuta e la meno nota Hyaena prisca.
Come spiega Raffaele Sardella della Sapienza: «Studiare la risposta degli ecosistemi del passato è cruciale per interpretare criticamente i cambiamenti climatici che osserviamo attualmente. Perché se è vero che le specie meglio adattate a particolari ambienti o strategie alimentari, come è stato il caso della iena gigante, sono le più a rischio, anche quelle che si sono evolute facendo fronte alle fluttuazioni climatiche dell’ultimo milione di anni potrebbero non essere in grado di adattarsi ai rapidi cambiamenti causati dall’attività umana».
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