Alcuni scienziati del MIT stanno lavorando su un progetto per rendere luminose le foglie delle piante e ricaricabili, che potrebbero un giorno sostituire alcune delle luci elettriche inefficienti e ad alto consumo energetico su cui attualmente facciamo affidamento.
A far diventare luminose le foglie sono dei condensatori che possono immagazzinare la luce sotto forma di fotoni, per poi rilasciarli nel tempo. È stato usato un composto di stronzio alluminato, un materiale in grado di assorbire la luce visibile e ultravioletta ed emetterla come bagliore.
Lo stronzio alluminato può essere formato in nanoparticelle e i microscopici punti sono stati poi rivestiti di silice per proteggerli dai danni. Sono stati poi incorporati negli stomi delle piante – i piccoli pori sulla superficie delle foglie che permettono ai gas di passare dentro o fuori i tessuti della pianta – accumulandosi come un film sottile all’interno dello strato di tessuto mesofilo spugnoso.
Il team è stato in grado di far funzionare efficacemente la tecnologia su cinque diverse specie di piante, coprendo una varietà di dimensioni delle foglie: basilico, margherita, tabacco, crescione d’acqua e la colocasia della Thailandia.
«Abbiamo bisogno di una luce intensa, dispensabile come un unico impulso per pochi secondi, e che possa essere ricaricabile» dice il nanoscienziato del MIT Pavlo Gordiichuk.
Ulteriori analisi hanno rivelato che le piante continuano ad avere il naturale processo di fotosintesi e continuano a far evaporare acqua attraverso i loro stomi. Dopo gli esperimenti, gli scienziati sono stati in grado di estrarre e riutilizzare circa il 60% dei fosfori che erano stati utilizzati.
Ciò che rende promettente questa tecnologia è che si tratta di un aggiornamento significativo rispetto alla prima generazione di nanoparticelle utilizzate per rendere le piante fluorescenti, che utilizzava gli enzimi luciferasi e luciferina (come quelli delle lucciole) per produrre un bagliore molto fioco.
Siamo ancora lontani da un’applicazione pratica di questa tecnologia, perché la durata della vita della singola foglia per la ricarica è di circa due settimane. Ma è senza dubbio una brillante innovazione da tenere d’occhio per il futuro, che un giorno potrebbe letteralmente cambiare il modo in cui vediamo le cose.
Le piante forniscono l’opportunità per ripensare la progettazione e la fabbricazione di dispositivi normalmente prodotti con plastica e circuiti stampati e, infine, smaltiti come rifiuti.
La ricerca “Augmenting the living plant mesophyll into a photonic capacitor” è stata pubblicata su Science Advances.
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