Ognuno ha il suo cammino e questo di cui vi parlo è solo uno dei percorsi possibili per arrivare a Santiago.
Come si evince nelle tabelle altimetriche, il Norte non raggiunge picchi molto elevati come il Francese e ciò si ripercuote – come in una metafora – sullo spirito del pellegrino: sottoposto a continui sali-scendi rompepiernas dell’anima, ma troppo concentrato sul proprio fisico e sulla strada che verrà. Se la parola d’ordine sul tragitto che parte da Saint Jean Pied de Port è “magia”, sul Nord è senza dubbio “natura”. Prossimamente vi parlerò di tappe, trucchi e luoghi da non perdere su questa meravigliosa Via che si estende per ottocentocinquanta chilometri lungo tutta la Spagna settentrionale. Qui più che di pratica mi permetto un po’ di filosofia.
Il Cammino del Nord è tutta un’altra storia. Ricordatelo quando deciderete di percorrere la vostra prima Strada verso il Campo delle Stelle. Le stelle le vedrete eccome, saranno quelle della fatica dei continui saliscendi e, senza dubbio anche le protagoniste di notti sperdute nei piccoli pueblos del tragitto. Innanzitutto il Cammino del Nord si racconta dalla fine e non dall’inizio. E i motivi sono due, uno di ordine pratico e uno di natura “filosofica”. Quello di ordine pratico riguarda la smisurata quantità di paesi che s’incontrano – al di là di quelli (molti di meno) citati nelle tappe delle guide cartacee ufficiali – che confonderanno i contorni dei ricordi in una deliziosa minestra di emozioni. Mentre la parte più dolce e complessa da spiegare, riguarda gli “effetti” (di quelli collaterali del Cammino in genere, ne abbiamo parlato qui) ritardati e a posteriori, che si paleseranno quando sarete già tornati a casa. Ecco una delle differenze importanti che sto vivendo al ritorno dal mio quarto Cammino. Il Francese – che reputo, specie ora al mio ritorno, il Cammino tout court – non ha bisogno di legende, definizioni o chiavi interpretative (se non quelle che il destino riserva a ognuno). Tutti gli altri sì. Il Francese ti ammalia, ti cattura e fa sperare il pellegrino che la fine (o il vero inizio, permettetemi ndr) del Viaggio non arrivi mai. Il Cammino del Nord, invece, ha un epilogo molto diverso (la durezza delle giornate pellegrine sarà niente rispetto all’ordinaria quotidianità).
Al Nord sarà sempre e solo il paesaggio ad averla vinta sul resto: la Natura è così preponderante – coi suoi panorami, il mare quasi sempre onnipresente, i suoi continui sali-scendi (che non danno al corpo la possibilità di riposare o abbassare le sue difese) e le particolari condizioni meteo (spesso piove e la temperatura non è per nulla alta come in tutto il resto della Spagna) – che vi lascerà sempre “un poco fuori”, e mai del tutto “dentro di voi”. Ogni mia considerazione è di natura personale, s’intende. Ma se dovessi scegliere delle parole chiave per il “Cammino Frances” e il “Camino del Norte”, non avrei dubbi: magia per il primo e natura per il secondo. Non che non esista magia sul tragitto che da Irun (nella regione basca) porta a Santiago de Compostela, ma sul percorso è custodita in pochi luoghi noti (la Cabaña del Abuelo Peuto di padre Ernesto a Güemes o l’albergue San Roque di Aurelio a Navia) e nascosta in posti impensabili. La magia del Nord la scoprirete una volta tornati a casa, nei luoghi da dove eravate partiti e nelle reazioni (alcune davvero “a catena” e “a scoppio… ritardato”) dei vostri compagni pellegrini che -alla “vuelta”- vi comunicheranno i repentini cambiamenti che il “Cammino de la vida” ha riservato loro. I più coraggiosi compiranno gesta eroiche con la consapevolezza acquisita “andando”, altri invece si rifugeranno nelle loro vite precedenti (sotterrando sotto la sabbia i moti e i sussulti avvertiti) e ignorando che
in realtà per l’animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo
(Alexander Supertramp)
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com