Sei lì che stai sgranocchiando qualcosa a pranzo o a cena ed ecco che fa capolino il nostro amico peloso da dietro l’angolo, ci fissa con occhi languidi, la faccia dolce, ci chiama con la zampetta e alla fine inizia ad abbaiare. E noi desistiamo, pensando che tanto un pezzettino del nostro cibo non gli farà male.
Ed è proprio vero, certo alcuni cibi sono vietatissimi per i nostri quattro zampe, ma gli avanzi della tavola non rappresentano un problema per la loro alimentazione.
Ormai quasi più nessuno pensa a nutrire il proprio animale da compagnia usando quello che resta della cena, tutti cercano affannosamente e regolarmente del mangime specifico da acquistare confezionato nei negozi per animali o sul web, il più cool del momento eventualmente anche biologico.
Per quanto tutto ciò ci sembri alquanto normale, è solamente un’abitudine relativamente recente.
La nascita del primo biscotto
Il primo a realizzare un biscotto per cani fu James Spratt, un elettricista dell’Ohio, che nel 1860 decise di mixare assieme farina di grano, radice di bietola, sangue bovino e verdure tritate, per nutrire in modo sano il proprio cane.
La vera e propria produzione di alimenti secchi per animali si affermò solo negli anni ’30, quando si iniziò a pensare che realizzare del cibo potesse diventare un grande business.
Con il trascorrere del tempo, questa geniale intuizione fu sviluppata ulteriormente e divenne fonte di grandi guadagni perché venivano impiegati gli scarti alimentari delle industrie non commestibili per gli esseri umani, sia quelle alimentari che del grano, che in questo modo diventavano remunerativi.
L’idea innovativa andava incontro alle esigenze dei padroni di cani e gatti, per i quali era più comodo aprire una scatola e versare del cibo già pronto piuttosto che cucinare qualcosa anche per loro.
Oggi si è arrivati a una tale diffusione di questi alimenti proprio grazie alla loro praticità, al prezzo vantaggioso e alla grande reperibilità, tanto da trovare il web colmo di offerte.
Cibi non trasformati
Uno studio pubblicato recentemente, su Nature Scientific Reports, ha analizzato le associazioni fra la dieta dei primi anni di vita di un cane e l’incidenza dell’enteropatia cronica, una patologia gastrointestinale che comporta diarrea, vomito e perdita di peso.
Gli studiosi dell’Università di Helsinki, in Finlandia, hanno scoperto che i cuccioli che fino a diciotto mesi, dunque fino alla loro adolescenza, vengono nutriti con alimenti non trasformati o integrali hanno meno problemi da adulti.
Le diete non trasformate e gli avanzi di cibo (carne cruda rossa, organi, pesce, uova, verdure, patate e pesce cotto) per i cuccioli hanno ridotto il rischio di contrarre la patologia rispettivamente del 22,3% e del 22,7%, mentre il rischio è maggiore del 28,7% con una dieta altamente progettata.
Nei cani adolescenti, le diete non trasformate e gli avanzi vedono una riduzione dei rischi del 12,7% in un caso e del 24% nell’altro, rispetto al 14,6% in più di rischio di enteropatia cronica per via di una dieta con cibi industriali.
Gli autori hanno anche segnalato anche i migliori alimenti per prevenire questa patologia.
I cuccioli gustando cartilagini e ossa un paio di volte alla settimana, o frutti di bosco anche solo un paio di volte all’anno, hanno messo in atto una prevenzione di circa il 30%; al contrario, i cuccioli che mangiano bastoncini con pelli trattate chimicamente, per stimolare e pulire i denti e le gengive, rivelano un raddoppio del rischio (+117%).
I nostri amici da compagnia dovrebbero perciò, essere alimentati fin da cuccioli con cibi sani, semplici e vari provenienti dalla nostra cucina, in modo da tutelare la loro salute da adulti.
Ma bisogna avere comunque alcune precauzioni.
Molti alimenti che le persone digeriscono bene possono invece, devastare il corpo di un cane, originando gravi problemi di salute. Allo stesso tempo, altri alimenti umani possono essere introdotti tranquillamente nella loro dieta senza problemi apportando anche, innumerevoli benefici per la salute.
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