Con l’arrivo del mese di novembre siamo entrati a pieno regime nella stagione invernale.
Lo capisco per due semplici motivi: il primo perché passo parecchio tempo (quando le visite senza tregua me lo permettono) in degenza, dove ci sono i cani e i gatti ricoverati, perché è il locale più caldo della clinica.
Il secondo motivo per cui capisco che siamo entrati nell’ anticamera dei mesi del freddo polare è perché la mia collega porta, puntualmente ogni anno, le castagne di cui sono ghiottissimo. Decido così di spostarmi dal caldo calorifero della degenza alla cucina solo per recuperare e mangiare voracemente qualche castagna che Marta ha portato la mattina stessa.
Arrivo in cucina e vedo il sacchetto sul tavolo, e nello stesso momento in cui sto per mangiarne una suona il citofono.
Mangio la castagna e mi dirigo frustrato alla porta pensando chi sarà mai. Apro la porta e mi trovo di fronte un signore distinto, sulla cinquantina. Sotto il giaccone blu scuro si intravede il completo, quindi penso che probabilmente è appena uscito dall’ufficio ed è venuto diretto in ambulatorio. «Buonasera, cosa succede? Come posso aiutarla?», esordisco io vedendo che non proferiva parola. «Dottore ho un problema con il cane. È qui in macchina, nel parcheggio», mi risponde subito, tutto d’un fiato. «Certo, nessun problema. Lo porti dentro in ambulatorio che lo visitiamo e mi racconta bene cosa è successo» gli dico. Al che lui, abbassando lo sguardo, come se fosse colpevole di qualcosa, mi risponde «Ehm…il problema, dottore, è che sono due giorni che non riesco a far scendere il cane dalla macchina…».
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