La Corsica, che i francesi chiamano llè de Beautè, conserva un patrimonio faunistico e naturalistico di grande rilievo e l’animale più rappresentativo, oltre all’endemico picchio muratore corso, è certamente il falco pescatore che nidifica da sempre sulle falesie a picco sul mare nella Riserva naturale di Scandola, sulla costa nord-occidentale dell’isola.
Da alcuni anni i naturalisti corsi sono molto preoccupati perché questa popolazione – da cui derivano diversi individui impiegati per favorire la reintroduzione della specie in Italia – sta mostrando chiari segni di declino e hanno evidenziato la necessità di intervenire per evitare che questo nucleo storico scompaia.
La pressione turistica
Il falco pescatore, il cui periodo riproduttivo va da marzo ad agosto, è elencato nella Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) come specie a rischio di estinzione e gode dello status di specie protetta.
Già dal 2019 sono stati delimitati i perimetri di protezione dei nidi e la scorsa estate sono state prese ulteriori misure precauzionali contro la pressione turistica, considerata la minaccia più pericolosa, che in determinate aree hanno previsto il divieto di traffico marittimo e l’ancoraggio.
L’OEC – Office de l’Environnement de la Corse – capofila dei siti Natura 2000 nel settore Calvi-Cargèse e gestore del sito Unesco “Golfo di Porto, Calanchi di Piana”, che comprende la riserva naturale di Scandola, ha attivato un monitoraggio scientifico dello status riproduttivo del falco pescatore sulla costa nord-occidentale dell’isola individuando 35 nidi.
Il problema principale sembra essere il successo riproduttivo che nel corso degli ultimi dieci anni ha mostrato un decremento elevatissimo e questo induce le autorità a interventi straordinari per salvare una delle roccaforti del falco pescatore in Europa.
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