Sono arrivati martedì scorso i risultati dell’Arctic Report Card 2019, la più importante relazione annuale sullo status del ghiaccio artico.
Scorrendo i dati c’è davvero da rabbrividire perché, a parte il gioco di parole, la situazione non è certo divertente.
Le temperature medie nella regione artica sono state le seconde più alte dal 1900, hanno stabilito nuovi record assoluti e, nel complesso, gli ultimi sei anni sono stati i più caldi mai registrati nella regione.
L’Artico è interessante per i ricercatori perché si sta riscaldando due volte più velocemente del resto del pianeta, causando cambiamenti sia nell’oceano che sulla terra.
Per farvi qualche esempio, a Reykjavik, in Islanda, lo scorso luglio è stato il mese più caldo mai registrato.
Cambiamo posto ma non il risultato che, anzi, peggiora: ad Anchorage, in Alaska, il caldo ha stabilito nuovi record di calore a giugno, luglio e agosto.
Ma le temperature estreme non si limitano all’estate, basta pensare che nell’arcipelago della Svalbard, in Norvegia, le temperature di dicembre sono salite di circa 5,5 gradi Celsius, le più calde della media di temperatura tra il 1981e il 2010.
Effetti disastrosi
Questi che sembrano solo tristi bollettini meteo climatici producono effetti devastanti sulla biodiversità e sulla vita dell’uomo, per ora localmente, ma forse gli effetti sono già globali più di quanto non vogliamo credere.
I cambiamenti stanno interessando le specie ittiche e le industrie della pesca nonché le comunità locali, nella vasta area del Mare di Bering.
I cacciatori indigeni stanno faticando come mai era accaduto in passato perché i loro carnieri, fondamentali per vivere, sono sempre più scarni.
Anche la fauna selvatica risente, infatti, di questo drammatico effetto del ghiaccio che si scioglie: pensate che nel solo Canada è stato stimato un declino del 70% delle coppie riproduttive del Gabbiano d’avorio (Pagophila eburnea).
I pesci stanno disperatamente cercando acque più fredde e tra la pressione incessante della pesca e lo spostamento di questi banchi verso nord, a risentirne sono anche i loro predatori, come foche e uccelli marini.
Mare di Bering osservato speciale
Una delle zone che preoccupano di più, o forse solo perché è più monitorata, è il Mare di Bering. Tra il 1980 e 2010 lo scioglimento del ghiaccio ha superato il 70% e in alcune regioni ci sono località che non vedono il ghiaccio d’inverno da anni.
Questa situazione si ripercuoterà presto sul resto del globo con un innalzamento dei mari che sarà molto più veloce delle previsioni fatte pochi anni fa da tanti scienziati. Il pianeta si sta surriscaldando. Non perdiamo altro tempo, agiamo subito.
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