Anche i gatti hanno la loro festa: il 17 febbraio si celebrano i nostri cari amici felini. Non è facile resistere al loro fascino magnetico e anche per questo nel 1990 si è deciso di instituire la Festa del gatto.
Era stato un referendum a formalizzare la data italiana e dietro la scelta di questo giorno ci sono ragioni storiche, linguistiche e persino astronomiche.
Partendo proprio dagli astri, febbraio è il mese dell’Acquario. Chi appartiene a questo segno zodiacale ha un carattere inconfondibile, uno spirito libero e anticonformista. Un po’ come il gatto, indipendente, individualista, resistente alle regole e autonomo.
Un’altra tesi affonda le sue origini nella credenza popolare secondo cui febbraio era considerato “il mese dei gatti e delle streghe”. Dalla magia alla superstizione, si aggiunge il fatto che il giorno 17, da sempre, è ritenuto un giorno sfortunato.
C’è infine, una ragione linguistica davvero curiosa alla base della scelta del 17 febbraio.
L’anagramma della cifra romana per indicare il numero 17, ovvero XVII, è “VIXI”, che in latino si traduce con “ho vissuto”. E proprio i gatti si dice che godano del privilegio di vivere sette vite.
Inoltre, il numero “17”, secondo una credenza dei paesi nordici, può valere anche come “una vita per sette”. In questo caso, differentemente dalle altre spiegazioni, potremmo intendere il 17 come un numero che porta bene, con il significato di “una volta morirò e sette vivrò”, come i gatti.
I felini, in particolare quelli neri, per lungo tempo ingiustamente sono stati ritenuti portatori di sfortuna. Per questo, con un pizzico di spirito di rivalsa, è stata scelta la data più sfortunata per creare questa giornata in loro onore.
Le diverse date della Festa del gatto
In Italia si celebra ogni anno il 17 febbraio, ma la data varia da Paese a Paese.
Anche in Polonia si festeggia il 17, ma la ricorrenza è più recente ed è stata istituita nel 2006.
Cade il 29 ottobre negli Stati Uniti, dov’è nata nel 2005, come anche in Russia, dov’è celebrata il 22 febbraio.
È il Giappone invece, il primo Paese del mondo che ha nazionalizzato questa giornata, qui si festeggia dal 1987 ogni 22 febbraio.
I sei borghi dei Gatti d’Italia
Se sei amanti dei gatti, puoi cogliere l’occasione proprio in questa giornata speciale per conoscere dei curiosi borghi in Italia abitati dai felini, potrebbero essere le prossime destinazioni dei vostri viaggi futuri.
Scopriamoli insieme:
- Brolo
Affacciato sul Lago d’Orta, in Piemonte. I felini che abitano questo paesino non sono moltissimi, ma una leggenda ci spiega perché è stato inserito nella classifica: Nel lontano 1756 i cittadini di Brolo volevano distaccarsi a livello parrocchiale da Nonio e chiesero alla Curia di Novara di fondare un’unità pastorale che facesse riferimento alla chiesa di sant’Antonio Abate impegnandosi a pagare gli arredi della chiesa ed estinguendo i debiti con Nonio. Questa richiesta fu oggetto di scherno e venne commentata ironicamente con la frase Quand al vien parrocchia Brol al ratt metarà su al friol (quando Brolo diventerà parrocchia, il topo si metterà il mantello). Circa 10 anni dopo gli abitanti di Brolo videro approvata la loro richiesta e qualcuno fece trovare a Nonio un topo che indossava un piccolo mantello. Ecco perché, orgoglioso di questa arcaica storia, Brolo è il paese dei gatti, come testimoniano i cartelli d’ingresso al paese.
- Ciubiz
In provincia di Udine, al confine con la Slovenia. È famoso per essere il paese abitato più da gatti che da persone: qui, infatti, troverete 5 abitanti e 26 gatti (24 neri e 2 grigi).
- Seborga
In questo borgo in provincia di Imperia, in Liguria, si aggirano indisturbati per i vicoli numerosi felini. Qui troverete gatti ovunque, anche sui davanzali delle case e sulle sedie. Ci sono ben 3 colonie feline e solo 300 persone.
- Malamocco
Potremmo chiamarla “l’isola italiana dei gatti”, la troviamo a Venezia. Il legame dei veneziani con i felini ha radici lontane, la loro presenza e il loro odore nei campi e nelle calli ha sempre tenuto lontani i ratti dalle navi mercantili, dai magazzini e dalle case. Il gatto veneziano, autoctono o importato dall’oriente, era un animale di pubblica utilità e come tale era stimato e assistito. Verso la fine del XIII secolo, i gatti erano imbarcati, e censiti perfino nei registri di bordo, per proteggersi dall’assalto dei roditori, con un marinaio addetto della loro cura.
- Su Pallosu
Un piccolo angolo di paradiso dove i gatti vivono beati è in Sardegna. È davvero un minuscolo centro in provincia di Oristano, dove risiedono più gatti che persone, la colonia felina di questo paese è composta infatti da circa sessanta gatti.
- Pisciotta
Questo incantevole borgo marinaro cilentano da poco è diventato il sesto Borgo dei Gatti d’Italia. Un luogo perfetto per chi ama gli animali e in particolare i mici, dove le otto colonie feline, dislocate nel paesino, sono gestite anche grazie alla collaborazione di numerosi cittadini.
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