Per aver salva la vita gli animali si devono ingegnare. Alcuni ricorrendo a strategie di difesa a dir poco bizzarre. Per riuscirci valgono anche i colpi bassi e i sistemi apparentemente più folli e inattesi. Ecco un estratto di quelle più sorprendenti.
Può suonare strano ma l’uomo, tra le specie viventi, è tra le più deboli. Fortunatamente abbiamo sopperito alla carenza di sistemi autodifensivi con l’intelligenza, inventando ogni tipo di congegno e strategia per proteggerci dall’ambiente esterno, dagli animali ma, soprattutto, dai nostri simili. E nel farlo, abbiamo tratto ispirazione da esseri più agguerriti di noi.
Pensiamo all’inchiostro del polpo o alla puzzola, con le loro cortine fumogene e i repellenti chimici. Tuttavia, per quanto ingegnose, le nostre trovate non sono nulla a confronto con gli stratagemmi orchestrati dal regno animale nel corso di centinaia di milioni di anni di storia evolutiva.
Il sistema difensivo più classico è il camuffamento: confondersi con lo sfondo su cui si vive attraverso un adattamento della forma, del colore e della postura. Si tratta di una strategia efficace e collaudata, adottata in massa dal mondo animale, anche se non è certamente la più sorprendente.
Più sofisticato tra le strategie di difesa è il mimetismo aposematico, ovvero la capacità di imitare un altro animale velenoso o repellente, senza averne necessariamente le caratteristiche di pericolosità. Si tratta di un bluff clamoroso, abbastanza frequente soprattutto tra gli invertebrati: ci sono mosche che imitano la livrea delle vespe, ma anche serpenti innocui che imitano le vipere.
Mimetismo e camuffamento sono piuttosto noti e studiati ormai da più di un secolo, ma spiegano solo una parte delle strategie difensive degli animali. A questi, infatti, si aggiungono trucchi spesso sorprendenti. In un solo animale possono coesistere diversi escamotage difensivi, fra loro concatenati: se non funziona il primo, si mette in campo il secondo, e così via.
Pensiamo al geco, per esempio: questo rettile molto comune, usa come primaria arma di difesa la pelle, grigia e rugosa, che gli consente di nascondersi sulle rocce e sui muri, i suoi principali territori di caccia. Ma se qualche predatore riesce a individuarlo e lo aggredisce il geco sfodera un piano di riserva: sacrifica la propria coda per avere salva la vita. L’estremità, infatti, ha un preciso punto di rottura, che il rettile può attivare a comando. E, cosa ben più interessante, la parte mozzata continua a muoversi vorticosamente per diversi minuti con lo scopo di attirare l’attenzione del predatore e consentire al rettile di mettersi in fuga. Se neanche questo stratagemma funziona, il geco ricorre all’ennesimo trucco: spalanca la bocca, di un intenso colore rosso, ed emette un suono lamentoso. Come ultima spiaggia, non esita a mordere, con una potenza insospettabile per un rettile lungo appena una ventina di centimetri.
Odori repellenti
Tra gli esseri viventi, alcuni trucchi hanno un numero particolarmente alto di estimatori. Gli odori repellenti, per esempio, sono utilizzati da quasi tutti i gruppi animali, uccelli compresi. Ma per essere efficace, il sistema difensivo non deve essere necessariamente letale. È sufficiente che spiazzi il predatore, facendogli prendere un bello spavento o disorientandolo quel tanto per potersi mettere in fuga.
Non perdere le altre puntate delle strategie di difesa degli animali:
- Armadillo (Tolypeutes matacus) In programmazione
- Pesce istrice (Diodon istrix) In programmazione
- Mantide Fiore del Diavolo (Idolomantis diabolica) In programmazione
- Lucertola cornuta (Phrynosoma cornutum) In programmazione
- Lori lento (Nycticebus coucang) In programmazione
- Puzzola americana (Mephitis mephitis) In programmazione
- Opossum della Virginia (Didelphis virginiana) In programmazione
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