Federico Fusari intraprende la propria attività professionale nel 1985 presso La Magona d’Italia, azienda siderurgica toscana, poi lavora presso aziende del gruppo Duferco prima in Svizzera e, successivamente, in Germania. Qui si occupa di produzione e distribuzione di laminati in acciaio sottili per l’industria dell’imballaggio metallico. Nel 2001 viene nominato Amministratore Delegato del gruppo Arcelor per il mercato italiano e, in contemporanea, entra nei consigli d’amministrazione del Conai e di Ricrea, il Consorzio Nazionale Acciaio, di cui è Direttore Generale dal 2011.
RdN – Quando ha chiuso l’ultima miniera in cui si estraeva il ferro in Italia?
Federico Fusari – L’ultima miniera che ha cessato l’attività di estrazione del minerale di ferro è quella dell’Isola d’Elba, la cui storia si conclude definitivamente nel 1981 con l’abbandono della Galleria del Ginevro, che è stata la galleria di magnetite più grande e produttiva d’Europa, fiore all’occhiello della produzione siderurgica italiana.
RdN – Dall’estrazione al riciclo: quali sono le principali fasi di questo cambiamento negli anni?
F.F. – Il ciclo di vita degli imballaggi in acciaio inizia in acciaieria. Dopo aver ottenuto una lega pura attraverso il processo di fusione, l’acciaio viene trasformato in semilavorati destinati alle lavorazioni più varie. Nel caso degli imballaggi in acciaio, l’acciaieria produce i coil ovvero un laminato sottile con un rivestimento in stagno o cromo. Questo prodotto arriva nelle aziende produttrici di imballaggi in acciaio dove si realizzano barattoli per pomodoro, vegetali e frutta sciroppata; scatolette per prodotti ittici, carne o cibo per animali; scatole regalo per dolci e liquori; latte per olio; tappi corona e coperchi per bottiglie e vasetti; bombolette aerosol; fusti e secchielli.
Gli imballaggi, acquistati dalle aziende utilizzatrici, vengono riempiti e sigillati, pronti per essere trasportati nei punti vendita. Dopo l’acquisto e il consumo dei prodotti contenuti, gli imballaggi in acciaio hanno esaurito la loro funzione di contenitori e sono pronti per assolvere un altro importante compito: diventare materia prima seconda, da riciclare, grazie ai cittadini che separano a casa gli imballaggi in acciaio e al Comune che effettua il servizio di Raccolta Differenziata.
RdN – Cosa succede se vengono raccolti con altri materiali?
F.F. – Gli imballaggi in acciaio vengono separati nelle piattaforme di selezione per mezzo di nastri magnetici e inviati alle aziende che li preparano al riciclo. In acciaieria ha luogo il riciclo degli imballaggi in acciaio: dopo essere stati preparati con delle operazioni di pulitura, riduzione volumetrica e distagnazione e trasformati in rottame, possono essere fusi per ritornare ad essere nuovi “ri-prodotti” in acciaio.
RdN – Gli altiforni vengono progressivamente sostituiti dai più sostenibili forni elettrici che, però, fanno aumentare la richiesta di rottami di ferro. Come si potrà soddisfare questa domanda crescente?
F.F. – Questa rappresenta la vera sfida per il futuro prossimo. Infatti, i cicli di invecchiamento e sostituzione dei materiali dei Paesi a più recente industrializzazione non sono ancora arrivati al termine e, quindi, non si potrà contare su una disponibilità di rottame aumentata nei prossimi dieci o quindici anni, dopodiché l’equilibrio dovrebbe verificarsi nuovamente.
RdN –Ricrea ha appena presentato il nuovo bilancio del Consorzio. Possiamo evidenziare qualche tendenza?
F.F. – Nel 2022 RICREA ha avviato al riciclo 418.091 tonnellate di imballaggi d’acciaio, pari al peso sufficiente per realizzare binari ferroviari in grado di collegare Roma a Istanbul. La percentuale di riciclo rispetto all’immesso al consumo si attesta all’80,6%, un risultato importantissimo che già adesso raggiunge e supera l’obiettivo di legge fissato all’80% da raggiungere nel 2030.
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