Il percorso del gasdotto Trans-Adriatico mette a rischio le praterie di Posidonia oceanica, pianta acquatica endemica del Mar Mediterraneo e considerata un prezioso indicatore della buona salute delle acque.
È questa la denuncia di Sea Shepherd, impegnata nelle scorse settimane in Puglia in un’azione di monitoraggio nelle aree dove dovrebbe approdare il gasdotto.
Il monitoraggio di Sea Shepherd
I volontari dell’associazione di Paul Watson, coadiuvati da alcuni cittadini del luogo, hanno effettuato una serie di immersioni nel tratto di costa di fronte alla spiaggia di San Basilio. L’obiettivo delle indagini subacque era quello di verificare la presenza di fanerogame (così sono definite le piante che si riproducono tramite la formazione di semi) – in questo caso marine – e in particolare modo di Posidonia oceanica e di Cymodocea nodosa, che costituiscono veri e propri ecosistemi protetti dalla Convenzione “Rete Natura 2000” della Comunità Europea.
Il percorso del gasdotto Trans-Adriatico
Il Tap (Trans Adriatic Pipeline) è un progetto che mira alla costruzione di un gasdotto che colleghi l’Azerbaijan all’Europa, passando dalla Grecia e dall’Albania. In Italia, il punto di approdo dell’infrastruttura energetica sono i comuni costieri pugliesi di San Foca di Melendugno e Torre Specchia Ruggeri, entrambi in provincia di Lecce.
I dubbi degli ambientalisti
Secondo Sea Shepherd, la realizzazione del gasdotto in quel tratto di mare non solo andrà a deturpare il territorio ma metterà in serio pericolo l’ecosistema costiero e la vita di numerose specie marine che popolano i fondali. Il progetto, infatti, prevede lo scavo di una trincea lunga un centinaio di metri e la posa di un terrapieno di oltre duecento metri proprio sul fondale marino, a poca distanza dalla battigia. Il rischio di far sparire le praterie di fanerogame della zona è elevatissimo, così come il rischio di alterare un delicato ecosistema.
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