di Alessandro Giulio Midlarz
Per molti di coloro che sbarcano all’aeroporto internazionale Juan Santamaria di San Josè, il battesimo con la naturaleza, la natura selvaggia, come la chiamano da queste parti, avviene ai piedi di una cascata.
A meno di un’ora di macchina dalla capitale, infatti, si incontrano i Jardines de las Cataratas de la Paz, un’area di foresta privata (con biglietto d’ingresso piuttosto caro) dove, grazie a facili sentieri e piattaforme panoramiche, è possibile ammirare una dopo l’altra le cinque scenografiche cascate create dall’omonimo rio con salti nel vuoto dai 10 ai 40 metri.
Un po’ più distante, alle pendici del vulcano Arenal, ma certo non meno spettacolare è la cascata La Fortuna.
Per raggiungerla occorre un quarto d’ora di discesa lungo una scalinata incorniciata da felci e bromeliacee da cui ogni tanto si aprono scorci paradisiaci sulla vallata. Passo dopo passo, un gradino dopo l’altro, il rumore si fa sempre più assordante e la corposità dell’aria via via più intensa.
Dopo ben 450 gradini l’acqua spumeggiante è a portata di mano, qualcuno azzarda anche il bagno nella pozza gelida e tutti stanno con il naso all’insù ad ammirare quello strapiombo di oltre 70 metri creato in un canyon di lava nera.
Nella stagione delle piogge, da giugno a settembre, capita che la natura regali addirittura una seconda cascata, a poche decine di metri, altrettanto grandiosa.
La casa dei vulcani
Tra il Costa Rica e i vulcani c’è un legame molto stretto, tanto che nel piccolo stemma presente sulla bandiera nazionale ne sono rappresentati tre. Nella realtà, invece, se ne contano addirittura 212: discreti o maestosi, terrestri o sottomarini, ma tutti allineati come perle su una collana lungo i crinali di questo istmo che separa due oceani e collega due continenti. Quelli tuttora attivi sono 9, mentre gli “addormentati” sono una sessantina.
Il più famoso e visitato, per l’appunto l’Arenal, è anche il più “giovane” avendo appena 7.500 anni, davvero un’inezia dal punto di vista geologico. Alto 1.600 metri, è uno stratovulcano estremamente fotogenico grazie alla sua forma di cono perfetto.
Nel 1968 un’eruzione devastante lo risvegliò da un sonno lungo 450 anni e fino al 2010, quando ha interrotto la fuoriuscita di lava incandescente e le fumarole, è stato uno dei vulcani più attivi e studiati del mondo. Da dieci anni sembra essere tornato in una fase quiescente, con poca attività, ma nessuno può dire quando avverrà la prossima eruzione.
Nel frattempo i numerosi visitatori che arrivano ai suoi piedi, oltre alla cascata possono godere di rigeneranti bagni nelle locali sorgenti di acqua termale e di una lunga lista di escursioni, con partenza dalla cittadina de La Fortuna, all’interno del Parco Nazionale che protegge 12mila ettari di foresta e campi di lava.
È pleonastica la raccomandazione a non avventurarsi fuori dai sentieri, specialmente sui fianchi del vulcano, che in alcuni periodi dell’anno resta coperto dalla coltre nuvolosa per giorni interi.
La terra basaltica è il substrato ideale perché crescano fiori dai colori sgargianti e dalle forme indimenticabili come l’heliconia a becco di pappagallo o lo zenzero della torcia.
Ma il trekking consente di frequente anche incontri molto interessanti con la fauna locale, per esempio con scimmie platirrine come l’atele di Geoffroy, l’aluatta dal mantello e il cebo cappuccino, o con serpenti poco studiati come il boa nano panamense e la minuscola vipera dalle ciglia che, nonostante la sua vivace livrea paglierina, riesce a mimetizzarsi alla perfezione sulle foglie degli alberi.
Per gli amanti del birdwatching, inoltre, il Parco offre innumerevoli sorprese, con tutto il “repertorio” classico che ci si aspetta da una foresta pluviale ma anche grazie alla presenza di popolazioni importanti di specie come motmot beccolargo, hocco e araponga.
Hot spot nella nebbia
A circa tre ore dall’Arenal, dopo aver costeggiato lo spettacolare e omonimo lago che giace ai piedi del vulcano, si giunge al gioiello naturalistico del Costa Rica per antonomasia ovvero la Foresta Nebulosa di Monteverde, una riserva biologica privata che protegge uno degli ultimi lembi di foresta tropicale originaria dell’America Centrale: 4mila ettari di territorio vergine sempre immerso nella nebbia o baciato dalla pioggia, poiché in quest’area si concentrano le correnti d’aria satura di umidità che risalgono la Cordillera de Tilarán e che contribuiscono a renderlo un luogo vitale come pochi altri sul Pianeta.
I tredici sentieri che si snodano nella vegetazione consentono di esplorare appena il 3% della riserva, mentre tutto il resto è lasciato alla saggia amministrazione di Madre Natura, preservando così un incredibile concentrato di biodiversità, a partire dall’avifauna.
Nella foresta, infatti, vivono oltre 400 specie di uccelli, compreso l’uccello sacro dei Maya, il quetzal splendente, ma anche il tucanetto smeraldino, l’aracari dal collare, il gufo crestato, trenta specie di colibrì e altrettante di falchi e aquile.
Del centinaio di mammiferi censiti, molti sono pipistrelli, ma non mancano i sei felini selvatici del Costa Rica (giaguaro, ocelot, puma, gatto tigre, margay e yaguarondi) né i “placidi” colepi di Hoffmann, i tapiri, i formichieri giganti, gli armadilli e le scimmie ragno.
Sul tetto della giungla
La porzione della riserva con le altitudini più elevate, a sfiorare i 2mila metri, sembra sia anche una delle ultimissime roccaforti della meravigliosa rana clown o rana arlecchino, ormai tristemente prossima all’estinzione secondo la IUCN, l’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura.
Il rischio concreto è che il suo destino replichi quello di un altro celebre anfibio endemico di Monteverde, il rospo dorato, avvistato per l’ultima volta oltre vent’anni fa.
Fauna a parte, tutti coloro che visitano la Foresta Nebulosa restano colpiti dall’impressionante varietà e maestosità della flora, che annovera circa 2.500 specie e include 800 epifite, innumerevoli liane e muschi, ben 200 tipi di felci e addirittura 500 orchidee che fanno di Monteverde il luogo con la più alta concentrazione al mondo di specie diverse e che attirano ogni anno migliaia di appassionati dei fiori con il labello.
Oltre a un’escursione all’interno della sua rinomata area protetta, negli ultimi anni la zona di Monteverde è diventata una meta imprescindibile di ogni viaggio in Costa Rica anche per i cosiddetti ponti sospesi, che conducono i visitatori tra le chiome di alberi alti come palazzi di venti piani, oppure i cosiddetti “canopy tour”, ovvero quelle escursioni in cui si viene agganciati a una fune d’acciaio tirata tra due piattaforme e si sorvola letteralmente la foresta.
La suggestiva visione dall’alto, unita alla competenza di una guida naturalistica del posto, è un’esperienza da non perdere per comprendere i meccanismi del complesso ecosistema pluviale.
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