di Annalisa Storari
Biologa marina e Project Officer 30×30 Italia di Worldrise
La plastica in mare è la principale fonte di inquinamento che minaccia la salute del Pianeta e dei suoi abitanti, compreso l’uomo.
Ogni anno circa 8,8 milioni di tonnellate di rifiuti finiscono in mare: è come se un camion della spazzatura scaricasse il suo contenuto nell’oceano in ogni minuto dell’anno. Gran parte di questi rifiuti derivano da fonti terrestri e arrivano in mare attraverso i fiumi.
Il problema non è la plastica in sé e per sé in quanto materiale: la questione cruciale è l’uso sconsiderato che ne facciamo, eleggendo a monouso un materiale ideato e progettato per durare per sempre. Proprio questo comportamento irresponsabile da parte dell’essere umano sta compromettendo la salute di molti ecosistemi terrestri e marini. Per offrire un’idea in numeri, di tutta la plastica prodotta ogni anno, il 40% viene utilizzata e buttata via qualche secondo dopo. Un esempio lampante sono i cotton fioc, piccoli e insignificanti oggetti della vita di tutti i giorni che vantano il primo posto per rifiuto numero uno al mondo trovato sulle spiagge, perché una volta utilizzati e gettati nel wc, viaggiano indisturbati fino all’Oceano.
La plastica, tuttavia, rimane ancora uno dei materiali più utilizzati in quanto è comodo, leggero e versatile. Le problematiche che derivano dal suo utilizzo monouso sono molteplici. Prima di tutto, lo smaltimento che generalmente non avviene nel modo corretto. In media solo il 15% viene riciclata a livello mondiale, tutto il resto della plastica utilizzata o viene liberata nell’ambiente o finisce nel bidone della raccolta indifferenziata. Ricordiamoci che la plastica abbandonata per strada o in un parco o smaltita scorrettamente è destinata a raggiungere il mare.
Il Mar Mediterraneo in particolare è un bacino piccolo e semichiuso, questo significa che comunica con l’Oceano solo attraverso lo Stretto di Gibilterra, caratteristica che lo rende una vera e propria trappola per i rifiuti. Studi recenti hanno affermato che il Mar Tirreno è la zona con la più alta concentrazione di microplastiche al mondo. Questo rappresenta un grave problema in quanto il Mar Mediterraneo è un vero e proprio hotspot di biodiversità, che quotidianamente viene lesa e danneggiata a causa dei livelli di inquinamento.
Perché la plastica è così dannosa per gli ecosistemi?
La plastica, essendo un materiale ideato per durare il più a lungo possibile, non si biodegrada mai: affinché un materiale si biodegradi, infatti, è necessario che esista un batterio in grado di trasformarlo in altra sostanza. La plastica si limita a de-gradarsi (frammentarsi) in pezzettini minuscoli: queste microplastiche diventano nutrimento per la fauna che muore così di inedia, soffoca letteralmente gli ecosistemi marini e danneggia anche l’essere umano che eventualmente si ciberà di animali che hanno ingerito microplastiche.
Come possiamo intervenire, anche nel nostro piccolo?
È fondamentale, oltre al corretto smaltimento delle materie plastiche monouso, diminuire al massimo loro consumo. Ecco qualche regola da tenere a mente nella vita di tutti i giorni e in vacanza:
- Adottare alternative ai prodotti in plastica monouso: fare la spesa sfusa se possibile, munirsi di borraccia invece che acquistare continuamente bottigliette in plastica, prediligere packaging alternativi (cartone, latta, vetro)
- Prestare attenzione agli ingredienti che compongono i prodotti per la cura del corpo come bagnoschiuma, dentifrici e scrub: questi possono contenere microplastiche che attraverso le tubature di scarico possono raggiungere il mare!
- Non usare cannucce! Sebbene le cannucce di plastica adesso siano in plastica biodegradabile sono ugualmente di difficile smaltimento
- Usare contenitori riutilizzabili per il pranzo al sacco
- Sostituire le stoviglie di plastica con quelle in carta o in bambù
È fondamentale informarsi per diventare consumatori e consumatrici consapevoli e dunque responsabili. Per questo Worldrise, Onlus impegnata da dieci anni per la tutela e conservazione degli oceani, si occupa di sensibilizzare le persone all’importanza del mare per la nostra sopravvivenza e ha lanciato la Campagna 30×30 Italia a cui oggi aderiscono oltre 60 associazioni di tutela ambientale presenti su tutto il territorio nazionale, proprio con l’obiettivo di proteggere almeno il 30% dei mari italiani entro il 2030 tramite l’istituzione e la promozione di Aree Marine Protette.
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