Meteo avverso e pesticidi fanno crollare il raccolto di miele.
Sono oltre 400 le tonnellate di miele in meno prodotte rispetto al raccolto dello scorso anno.
Il 2016 si prospetta come un anno nero per il settore dell’apicoltura e rischia di essere archiviato come il peggiore degli ultimi 35 anni. Tutta colpa delle condizioni meteo avverse e del progressivo indebolimento delle api causato dal massiccio utilizzo di erbicidi agricoli.
I dati
Il bilancio è stato reso noto da Diego Pagani, presidente di Conapi.
I dati mostrano come il bilancio del 2016 sarà, con ogni probabilità, anche peggiore di quello del 2008, annata nera che mise in evidenza i danni legati all’uso di neonicotonidi nelle colture di mais.
Nel dettaglio, il raccolto di miele di acacia biologico è passato dalle 437 tonnellate prodotte nel 2015 alle 184 tonnellate di quest’anno. Non va meglio per il miele d’acacia raccolto utilizzando tecniche tradizionali: in questo caso si è passati da 266 a 91 tonnellate.
Per quanto riguarda il miele di agrumi, la produzione biologica è passata da 54 a 35 tonnellate, mentre la produzione convenzionale è stata di 148 tonnellate contro le 174 dell’anno precedente.
Il calo è stato drastico nonostante l’incremento degli alveari messi a produzione che sono stati 22.200 rispetto ai 19.916 del 2015 per la produzione di miele di acacia biologico e 15.069 rispetto ai 13.055 del 2015 per il miele di acacia prodotto in maniera tradizionale.
Anche gli alveari per la raccolta di miele di agrumi bio sono stati aumentati, passando da 2.212 a 3.255. Nonostante questi sforzi, la base sociale degli agricoltori è rimasta invariata.
Non è andata meglio nei Paesi dell’Est Europa, solitamente grandi produttori di miele, che hanno visto calare la produzione in maniera netta.
Le ripercussioni sullo scaffale
Il crollo della produzione rischia di ripercuotersi sui consumatori. Il rischio, infatti, è che da una parte lievitino i prezzi e, dall’altra, crolli la qualità del prodotto.
«Agli estimatori di miele chiediamo di porre la massima attenzione alla qualità del prodotto acquistato, controllandone con attenzione la provenienza e abituandosi tra l’altro a cercare il miele che, nell’annata in corso, è stato più abbondante, come per esempio è avvenuto per quello di coriandolo», ha spiegato Diego pagani.
Il rischio che si corre, infatti, è che per sopperire al crollo delle produzioni si importi miele derivato da Paesi extra Ue come, ad esempio, la Cina.
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