Yuan Meng è un panda speciale: il suo nome significa “sogno che si avvera” ed è il cucciolo di una coppia di panda arrivata in Francia dalla Repubblica Popolare Cinese nel 2011.
Alla cerimonia per il battesimo del cucciolo, che è ospitato nello zoo di Beauval, nella Loira, la première dame Brigitte Macron ha detto che «Nella vita ci sono delle gioie semplici e io ne ho provata una incontrando Yuan Meng. Questo panda è il frutto energico e vigoroso dell’amicizia franco-cinese ed è unico e simbolico».
Già, perché il cucciolo è solo l’ultimo esempio della cosiddetta “democrazia del panda”, vale a dire l’antica tradizione cinese di regalare questi simpatici animali ai paesi coi quali si intende instaurare solidi rapporti bilaterali.
Dal 1984 gli animali vengono prestati
La panda diplomacy ha origini antichissime: secondo le fonti storiche l’usanza di donare un panda risalirebbe alla dinastia Tang; il primo caso documentato è quello avvenuto durante il regno di Wu Zetian (625-705), quando un panda venne donato all’Imperatore del Giappone.
Negli ultimi anni il tenero ambasciatore ha fatto tappa in 9 differenti Paesi, tra cui gli Stati Uniti che si videro donare una coppia di orsi, Ling-Ling e Hsing-Hsing, dopo la storica visita in Cina del presidente Nixon nel 1972.
Dal 1984 le cose sono però cambiate: il commercio di questa specie – che per decenni è stata simbolo degli animali minacciati – è stato regolamentato in maniera più stringente. Infatti, a partire da quella data i panda possono solo venire prestati per 10 anni, a fronte di una cifra corrisposta annualmente pari a un milione di dollari. Questa somma, che la Cina incassa, è destinata a progetti per la salvaguardia del panda e del suo habitat naturale. Una politica che ha dato i suoi frutti dato che questo animale dal 2016 non figura più nella lista degli animali a rischio di estinzione.
Non solo panda
Non ci sono solo i panda: nel 2008, in occasione delle Olimpiadi di Shanghai, il governo cinese regalò a quello di Hong Kong 5 pesci, a simboleggiare gli altrettanti cerchi dei giochi olimpici.
In Mongolia, invece è tradizione donare cavalli ai dignitari stranieri in visita nel paese.
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